Siamo nati a fine ottobre 2011, con due uscite: il romanzo bianco come la vaniglia per la collana STORIE e il diario di un’esperienza tra le mura dell’anima per la collana RIFLESSIONI. I granelli di SABBIAROSSA erano destinati a modificarsi: ecco in pillole il nostreo 2012.
Dopo i primi eventi di presentazione (a dicembre 2011 Reggio Calabria, Palazzo della Provincia, e Roma Palazzo della Provincia, a fine aprile 2012 a Torino, tenuti a battesimo da don Luigi Ciotti nel Teatro di San Secondo), siamo stati a Torino Lingotto (maggio) al XXV Salone Internazionale del Libro, dove abbiamo anticipato le uscite del 2012.
Da fine luglio è in distribuzione la seconda uscita della collana RIFLESSIONI, senza targa, viaggio nella Calabria della buonavita.
Il romanzo Esperanza, seconda uscita per la collana STORIE, è in distribuzione dall’inizio di settembre, mentre a fine novembre 2012 esordirà la collana TRACCE, con il Pogrom della Continassa, racconti di vita sui rom di Torino. A inizio novembre è uscito la voce del vento, inaugurando la collana FRAMMENTI. Per fine anno partirà anche la collana IMPRONTE.
L’estate 2012 è partita senza targa, in giro per la penisola: Viterbo, CaffeinaCultura (9/07), Reggio Calabria, TabulaRasa (24/07), Locri (Rc, 28/07), Torre Melissa (Kr, 23/08), Reggio Emilia (1/09), Reggio Calabria (10/09), “la ‘ndrangheta davanti all’altare” con Stop’ndrangheta, Sapri (Sa, 22/09).
Il 6 ottobre 2012 è stato tenuto a battesimo Esperanza, a Bracciano, con un programma molto curioso che si è snodato in tre tappe nel centro del comune romano. Le presentazioni proseguiranno nel Lazio, per poi spostarsi in alta Italia. Il 9 novembre è stao tenuto a battesimo, a Taranto, la voce del vento, che sarà in distribuzione nelle librerie a partire da metà novembre 2012.
Sono seguiti altri appuntamenti novembrini: il 13, nel Palazzo Nicotera di Lamezia Terme, senza targa, organizzato dal Centro “RIFORME – DEMOCRAZIA – DIRITTI”, di Costantino Fittante, con il procuratore Giuseppe Borrelli, don Giacomo Panizza, Rocco Mangiardi, Marisa Garofalo, Mario Congiusta e gli autori, Paola Bottero e Alessandro Russo. Il 14 è stata la volta di Taormina: Babilonia, Centro di Cultura italiana, bianco come la vaniglia, con Paola Bottero. Il 23 a Corigliano Calabro, Santuario S. Francesco da Paola, è stato presentato, nel 50° del patronato di S. Francesco, bianco come la vaniglia, con padre Antonio Bottino, don Ennio Stamile, Nicoletta Inzitari, Paola Bottero e don Ennio, modera Alessandro Russo, mentre a Torino, durante l’apericena organizzata da Vitanuova, Venera Siracusa e Caterina Luciano hanno presentato la voce del vento. Il 28, a Roma, la libreria Koob ha ospitato la prima presentazione capitolina di Esperanza, con Paolo Groppo. Novembre si è chiuso a Barcellona Pozzo di Gotto, il 30, con la presentazione de la voce del vento, con l’autrice Venera Siracusa, e il consuntivo del primo anno di sabbiarossa ED.
Dicembre è iniziato a Rizziconi, il 5, ricordando, 3 anni dopo il barbaro assassinio di Francesco da parte della ‘ndrangheta, con una serata sulla legalità, organizzata dalla fondazione Francesco Maria Inzitari, ed aperta con bianco come la vaniglia, il romanzo a lui dedicato da Paola Bottero. Poi è stata la volta della fiera più libri più liberi: dal 6 al 9 siamo stati al Palazzo dei Congressi di Roma, in Bibliolibreria, dove, proprio domenica 9, abbiamo parlato al pubblico dei nostri libri contro le mafie e le intolleranze, con un esame dei nostri titoli (in particolare Esperanza e senza targa) dopo il primo anno di vita. Il 14 dicembre senza targa è arrivato a Fermo, all’interno della Settimana della Costituzione: Paola Bottero e Alessandro Russo, il cap. Pasquale Zacheo e don Vinicio della Comunità di Capo d’Arco, sono stati ospiti della Provincia di Fermo, del Tavolo della legalità e del Comune di Pedaso, in collaborazione con Alumni Bocconi Association Ascoli-Fermo-Macerata.
L’anno è terminato con Vicenza, dove il 20 è stato presentato Esperanza, con Paolo Groppo, e a Reggio Calabria, nella sede dell’Ass. SNaP, che ha ospitato l’anteprima de il porto senza Gioia di Aldo Libri, fresco di stampa.
In attese di nuove pillole per il prossimo anno, così si chiude il 2012 di SABBIAROSSA.
Poco più di un anno di vita, ma ottime soddisfazioni per la casa editrice reggina sabbiarossa ED. Il consuntivo è stato presentato alla fiera di Roma, più libri più liberi, durante la quale sono stati illustrati i risultati raggiunti. Si è partiti con il primo titolo della collana di narrativa, STORIE, con bianco come la vaniglia, di Paola Bottero, che continua ad essere presentato in giro per l’Italia (l’ultima presentazione a Taormina, la prossima, a metà gennaio, a Milano), ed ha ricevuto il Premio Elmo. Poi è stata la volta della collana RIFLESSIONI, che con tra le mura dell’anima, diario di viaggio del progetto Sicomoro di Marcella Reni e Carlo Paris, è andato in ristampa nel giro di pochissimi mesi e sta per trasformarsi in ebook per i mercati internazionali (nei prossimi giorni sarà disponibile su Amazon la prima traduzione, in spagnolo). Poi è stata la volta di senza targa, il viaggio nella buonavita di Calabria di Paola Bottero e Alessandro Russo, che ricevono continui inviti in tutta la penisola per raccontare i dodici apostoli: ultimo appuntamento la settimana scorsa, quando sono stati invitati alla Settimana della Costituzione, organizzata dalla Provincia di Fermo e dalle istituzioni locali. Il secondo titolo per STORIE, Esperanza, romanzo storico e di denuncia di Paolo e Pierre Groppo, unisce in un unico destino l’Europa nazista alle nuove dittature sudamericane. Uscito a settembre, è già internazionale: l’ultima presentazione si è svolta a Nairobi, e si stanno organizzando molti eventi con le ambasciate argentine. La collana FRAMMENTI è andata in stampa con la prima uscita, la voce del vento, di Venera Siracusa, già molto richiesta.
Chiudono il 2012 i due titoli della collana TRACCE. Il primo, il Pogrom della Continassa, è appena uscito e già sta facendo discutere: Carla Osella e Mara Francese, raccontando le storie dei Rom di Torino (il libro parte dalle vicende accadute nel capoluogo piemontese proprio un anno fa e prosegue con una visione antropologica dell’intolleranza nei confronti dei popoli nomadi), scalfiscono le coscienze di chi parla di integrazione e di tolleranza senza però approdare ai fatti in un’emergenza ai margini dei margini. Il secondo è prossimo all’uscita (sarà disponibile a partire dalla fine della settimana), e promette nuove discussioni: il porto senza Gioia è il diario di bordo di Aldo Libri, sindacalista impegnato per anni in quello che sarebbe potuto diventare il principale hub del Mediterraneo, che senza sconti fa i nomi e i cognomi di chi ha creduto e chi invece ha affossato il porto di Gioia Tauro.
Sono in lavorazione le due prossime collane: IMPRONTE, con la collettanea la ‘ndrangheta davanti all’altare, che partirà dagli atti del convegno organizzato nell’estate per ampliare al massimo l’argomento, e GENEALOGIE, voci di donne “per una cartografia delle differenze”, che uscirà a marzo con una seconda collettanea. Per il 2013 ci sono altri progetti in cantiere.
«Qualche volta è accaduto che un granello di sabbia sollevato dal vento abbia fermato una macchina. Anche se ci fosse un miliardesimo di miliardesimo di probabilità che il granello, sollevato dal vento, vada a finire nel più delicato degli ingranaggi per arrestarne il movimento, la macchina che stiamo costruendo è troppo mostruosa perché non valga la pena di sfidare il destino»: la casa editrice ha scelto questa frase di Norberto Bobbio per riassumere la propria mission. E continua a fabbricare granelli.
Il Premio Elmo 2012 è una pietra miliare della memoria.
Rizziconi: la piazza della cultura, la piazza della mattanza
Una comunità che attraverso la cultura e l’arte vuole riappropriarsi della propria terra contro chi crede sia normale uccidere si è ritrovata a vivere nella stessa serata la speranza e l’orrore
di Paola Bottero per scirocconews
«Qui è la Calabria. In fondo all’Italia. Poco più sotto e sarebbe stato mare aperto. Mediterraneo. Costa nord dell’Africa.
La Calabria è una regione di confine. Una regione di confinati. Una regione nella quale è pericoloso avere sogni, è pericoloso programmare, è pericoloso fare.
Qualcuno dice che non è pericoloso: è superfluo. Qualcuno dice che questa terra merita solo di essere abbandonata. Qualcuno dice che qui sono tutti uguali, non vale la pena perdere tempo per capire».
Martedì 28 agosto, AD 2012. Rizziconi, interno notte.
Una piazza, davanti al Palazzo Arcuri. Ragazzi puliti, artisti molto interessanti – Gianmarco Pulimeni e Maria Concetta Policari, uniti in “Tila” – che si associano in “Piazza Dalì”, si inventano un premio, il Premio Elmo. Hanno deciso di dare anche a me la splendida ceramica con cui hanno bloccato il proprio impegno culturale nell’arte: l’elmo di San Teodoro, effige che unisce la cittadina della Piana di Gioia Tauro, centro pulsante del reggino calabrese, all’impegno. Non ho chiesto perché: ho la certezza che sia per “bianco come la vaniglia”, la mia ultima opera narrativa dedicata a Francesco Maria Inzitari, che è stato un ragazzo come loro, pieno di vita e di amore per la sua terra. Troppa vita e troppo amore, stroncati a diciott’anni, in un’altra piazzetta poco distante, a Taurianova. Era il 5 dicembre 2009. Ieri. Una vita fa.
Dopo la consegna dei premi a Federica Legato, Maria Teresa Papale, Antonia Palladino, Pasqualino Pandullo e Nadia Macrì, ottimi conduttori della serata, fanno partire un audio. Una voce maschile calda e ferma legge alcuni passaggi del mio romanzo. Ascolto in silenzio, chiedendomi se davvero non vale la pena di perdere tempo per capire. Note leggere sottolineano la perentorietà del mio scritto. Ci sono pause. Obbligano a riflettere.
«Ma io so che non sono tutti uguali. Lo so perché l’ho visto. Perché lo vedo. Perché ho imparato in fretta a capire le differenze. Non è difficile: basta saper distinguere i bianchi dai neri. E fare attenzione ai grigi. […] Lui è Francesco. Francesco Maria, all’anagrafe. Ciccio, in famiglia e per gli amici. La storia che vi voglio raccontare inizia a fine luglio e termina il cinque dicembre di due anni dopo. È la sua storia. È la mia storia. È la nostra storia».
La nostra storia. Quella che cerchiamo di raccontare per non dimenticare. Quella che ieri sera abbiamo condiviso in una piazza pulita, solare, volti e occhi sinceri di chi sa da che parte stare. Centinaia di persone unite in un “noi” necessario e improrogabile. Un noi che è l’unica declinazione possibile per cercare risposte che non arrivano mai. Un noi corale che aggiunge il disprezzo al disprezzo. La rabbia alla rabbia. Per ascoltare solo la voglia, il bisogno di cambiare.
È da poco passata la mezzanotte. Un’altra piazza, davanti alle scuole elementari. Le stesse frequentate da Francesco. Le stesse frequentate da ciascuno dei rizziconesi presenti al Premio Elmo. Armi da fuoco in attesa nel buio. Altri tre nomi destinati a entrare nell’infinito elenco della mattanza. Reno Borgese aveva 48 anni, Antonio e Francesco, i suoi figli, 27 e 21. Poco importa se si tratti di un omicidio di ‘ndrangheta o dell’azione di vili capaci di falciare vite umane come se fossero selvaggina. Sono malati di ‘ndrangheta anche loro, se pensano normale attendere nel buio della notte le proprie prede. Saremmo ciechi noi, a pensarla diversamente.
Le prime ipotesi per il triplice omicidio portano verso una lite per futili motivi. Incensurati, nessun collegamento con la ’ndrangheta. I proiettili feriscono anche il nipote 29nne, Antonino. Nessuno ha visto. Nessuno sa. Forse l’assassino, o gli assassini, continueranno a girare a piede libero, mescolandosi nella buonavita, proprio come il killer di Francesco. Forse no.
Ma per un attimo, stamattina, nel leggere le prime agenzie di stampa, ho pensato che davvero abbia ragione Roberto Galullo, quando scrive che la Calabria è una regione senza speranze. Che ha ragione Mario Congiusta, quando invita i ragazzi ad andarsene, prima che sia troppo tardi.
Il pessimismo della ragione. Ne parlavo proprio ieri sera con uno di noi, un cittadino di Rizziconi, al termine della serata. Dobbiamo fare di tutto perché prevalga ancora l’ottimismo della volontà. Noi. Noi siamo molti di più. Noi abbiamo il diritto, oltre che il dovere, di liberare questo mare immenso e pulito, che è la Calabria, dall’inchiostro della piovra che è loro. Loro, dall’altra parte della barricata, con l’arroganza di poter decidere per tutti gli altri. Loro, che cercano di sconfiggere la buonavita imprigionandola nella paura e nell’incapacità di rialzarci. Loro, che non possono vincere. Non per sempre.
Stamattina, ancora più di ieri sera, mi risuonano le parole che non sono state lette. Quelle che vengono dopo “la nostra storia”.
«Vi starete chiedendo perché io, perché lui. Me lo chiedo anche io, da allora. Perché? Nessuno finora, in questo mio oggi senza fine, fermo a quel cinque dicembre che è il mio presente e il mio futuro, ha saputo rispondere. Perché?».
Sarà senza targa la prima delle uscite 2012 che sabbiarossa ED presenterà a Torino all’interno del XXV Salone Internazionale del Libro [Lingotto Fiere, dal 10 al 14 maggio]. Il libro, con il sottotitolo “per non morire la seconda volta di ‘ndrangheta”, è “un viaggio nella Calabria della buonavita, quella che cerca ogni giorno di sopravvivere alla malavita. Un viaggio intenso e corale, raccontato da due voci fuori dal coro, per scelta”. Quelle di Paola Bottero e Alessandro Russo, giornalisti, scrittori, compagni di vita e di lotta a tutte le forme di mafia che raccontano la loro Calabria “senza targa”, con la volontà di capire insieme perché sia così difficile passare il guado di un’indifferenza ormai troppo pesante. Come si legge sul neonato blog, «partendo dagli estremi della penisola italiana ci siamo messi a cercare. Il tempo perduto, forse. Quello perso da noi, quello perso da altri. La testa piena di quel tanto, di quel troppo che avevamo visto, ascoltato, sentito, letto. Così troppo da averne perso spesso la memoria». senza targa non è un saggio, non è un romanzo, non è un diario: è un po’ di ciascuna forma letteraria, un dialogo a due in cui ai dodici “ritratti di Calabria” si sovrappongono e mescolano tanti altri ritratti di una terra che «ti fa bollire il sangue, proprio come il suo sole e la sua disarmonica armonia».
Secondo titolo della collana RIFLESSIONI, senza targa uscirà a giugno, con altre due novità che inaugureranno la terza collana di sabbiarossa ED, TRACCE. il Pogrom della Continassa, di Carla Osella e Mara Francese, è il resoconto di un altro viaggio corale: “quattro occhi e quattro mani, con un effetto moltiplicatore, per raccontare la storia dei margini ai margini: i Rom di Torino”. Esperanza, romanzo storico e di denuncia di Paolo e Pierre Groppo, unisce in un unico destino l’Europa nazista alle nuove dittature sudamericane.
sabbiarossa ED, giovanissima casa editrice nata a Reggio Calabria nell’autunno dello scorso anno, sarà presente per tutta la durata del Salone con le due prime uscite. Il romanzo bianco come la vaniglia di Paola Bottero (collana STORIE), che narra la vita di un ragazzo diciottenne ucciso dalla ’ndrangheta, è stato “adottato” da numerosi istituti scolastici, stimolo di incontri con gli studenti per partire dalla storia di Francesco e cercare di trovare risposte all’impegno personale contro ogni forma di mafia. Il diario dell’esperienza Sicomoro nel carcere di Opera tra le mura dell’anima (collana RIFLESSIONI), scritto da Marcella Reni e Carlo Paris, è andato in ristampa ad aprile, e continua a essere un punto di riferimento della saggistica.
«note e colori per lasciare tracce di memoria»: questo il titolo dell’incontro di sabbiarossa ED con il pubblico, previsto per domenica 13 maggio, a partire dalle 17 nello stand della Regione Calabria [L 165, padiglione 2]. L’arte prestata all’editoria, impronte visive e musicali per sottolineare i colori e le note degli scritti: le musiche di Giovanni e Alice Acchiardi, le letture di Rosanna Felletti, le tele e i disegni di Caterina Luciano saranno il fulcro della serata cui interverranno la critica d’arte Renata Panizzieri, l’antropologa Mara Francese, Alessandro Russo e Paola Bottero.
Tra i tantissimi eventi che si susseguiranno fino a domenica 11 dicembre 2011 durante la decima edizione della Fiera della piccola e media editoria, «più libri più liberi» di Roma c’è anche quello della casa editrice reggina SABBIAROSSA, previsto per venerdì 9, alle 16:30, nel salone Di Liegro di Palazzo Valentini, la prestigiosa sede della Provincia di Roma di via IV Novembre, adiacente alla centralissima piazza Venezia.
Il giornalista Alessandro Russo modererà gli interventi di relatori di altissimo livello.
Come Adele Cambria, scrittrice e giornalista, Franco Scaglia, Presidente di Rai Cinema e del Teatro Stabile di Roma, oltre che giornalista e scrittore. Santo Versace, deputato Api e imprenditore, Luigi De Sena, senatore Pd già vicecapo della Polizia e Prefetto di Reggio Calabria, Mimmo Talarico, consigliere regionale Idv della Calabria e Piero Cucunato, Presidente della Commissione Riforme Istituzionali della Provincia di Roma.
L’incontro si svilupperà sul tema scelto dalla casa editrice su una frase di Proust: «La realtà non si forma che nella memoria», e prevede, tra il resto, l’importante testimonianza di Nicoletta Inzitari, familiare di una vittima innocente della ’ndrangheta, il fratello Francesco.
Seguirà la presentazione, attraverso gli autori delle prime due uscite, delle collane “ammiraglie”: STORIE, con il romanzo bianco come la vaniglia di Paola Bottero, e RIFLESSIONI, con il diario di un’esperienza tra le mura dell’anima di Marcella Reni e Carlo Paris. Appuntamento a Palazzo Valentini.
«La realtà non si forma che nella memoria»: le presentazioni di sabbiarossa edizioni partono citando Marcel Proust, in un titolo che è “sintesi perfetta delle ragioni di questa nuova esperienza editoriale: dare spazio alla memoria per creare nuove realtà di impegno civile”.
La collana STORIE, di narrativa, con “bianco come la vaniglia” di Paola Bottero, la collana RIFLESSIONI, di saggistica, con “tra le mura dell’anima” di Marcella Reni e Carlo Paris: «due libri, due realtà, due memorie che si intersecano e si raccontano tra le pagine e oltre le pagine dei primi due titoli, apparentemente diversi, che in realtà segnano un unico percorso. Quello indicato da Marcel Proust, che ha dato il titolo agli eventi».
Reggio Calabria, Roma e Torino: queste le prime tre tappe, da sud a nord, per raccontare e per permettere di raccontare, attraverso il Premio letterario “Odio gli indifferenti”, che chiuderà il 15 febbraio 2012. Per dare spazio “alle voci differenti, ma non indifferenti”.
La prima presentazione congiunta delle due prime uscite e del concorso di narrativa non può che essere nella punta dello stivale, sede della casa editrice sabbiarossa ED. Così, prima di approdare a Roma, durante la settimana dedicata alla fiera della piccola e media editoria, “Più libri più liberi”, e presentarsi al pubblico della capitale venerdì 9, a Palazzo Valentini, in piazza Venezia, gli autori e i prodotti della casa editrice saranno sabato prossimo, 3 dicembre, a Reggio Calabria, sala convegni del Palazzo della Provincia, piazza Italia, dalle ore 17:30.
La memoria di Francesco Inzitari, vittima innocente della ’ndrangheta, cui è stato dedicato il romanzo di Paola Bottero, che ha ripercorso la vita del diciottenne oltre i terribili fatti di cronaca, si intreccerà con la memoria del progetto Sicomoro, raccontato da Marcella Reni e Carlo Paris, in cui i familiari delle vittime di mafia si sono incontrati, all’interno del carcere di Opera, con i detenuti, per compiere insieme un percorso di perdono.
Anticipa Paola Bottero: «Tutto è stato detto e scritto sulla memoria, “un presente che non smette mai di passare”, per dirla con Octavio Paz. Un presente che a volte non vogliamo vedere, che cerchiamo di negare perché dimenticare è più facile che ricordare. Però, tanto per dirla ancora con il diplomatico e scrittore messicano, “la memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda”. Tra le pagine dei due libri che presenteremo congiuntamente a partire da sabato c’è molto, che ci ricorda. Molto che ci ricorda chi siamo e chi non siamo. Soprattutto, chi non vogliamo essere. Abbiamo scomodato due caposaldi della letteratura proprio per rendere ancora più concreta la necessità di creare spazi di memoria per poter scrivere realtà migliori». Sabato pomeriggio si parlerà anche di questo.
Sotto la regia della giornalista Teresa Munari, interverranno:
– Salvatore Boemi – Presidente Sua, già magistrato antimafia
– don Pino Demasi – referente Libera
– Eduardo Lamberti Castronuovo, Assessore alla Cultura e alla Legalità
– Nicoletta Inzitari – Presidente Fondazione Francesco Maria Inzitari
– Marcella Reni – notaio, scrittrice
– Carlo Paris – ingegnere, scrittore
– Paola Bottero – giornalista, scrittrice
Lo Juventus Stadium di Torino sarà presto aperto al pubblico, per permettere, al di fuori delle partite, di visitarne spazi, museo e architettura. Sabato 19 novembre 2011 ha ospitato un evento insolito per la location: la prima presentazione nazionale del romanzo bianco come la vaniglia, SABBIAROSSA 2011, che la giornalista e scrittrice Paola Bottero ha dedicato a Francesco Maria Inzitari.
A lui, juventino nel cuore, sono dedicate anche alcune stelle del nuovo stadio bianconero. A lui è stato dedicato il pomeriggio di sabato, organizzato dalla Fondazione che in suo onore e in sua memoria porta, dentro e fuori la Calabria, un messaggio forte contro la violenza, l’arroganza mafiosa e la subcultura criminale.
Dopo un giro nello stadio, la presentazione si è aperta con il filmato e le parole dette pochi giorni fa, in occasione della venuta della Nazionale di calcio a Rizziconi (Rc), da don Luigi Ciotti su Ciccio: “un ragazzo che amava lo sport, lo sport pulito. Un ragazzo dal cuore bianconero”.
L’incontro, moderato dal giornalista Alessandro Russo, è partito con l’intervento di Nicoletta Inzitari, sorella di Ciccio e presidente della Fondazione Francesco Maria Inzitari. Toccante nella parte in cui ha ricordato la voglia che il fratello aveva di vedere ultimato lo stadio torinese, in costruzione quando, due anni fa, è stato strappato alla vita.
Un intervento anche molto duro, nella condanna di tutte le mafie, pur con un messaggio finale di speranza: «Come diceva Giovanni Falcone la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine».
Caterina Luciano, artista piemontese cui la casa editrice ha affidato la realizzazione delle copertine, ha spiegato: «gli occhi straordinari di Francesco sanno di vita e di voglia di scoprire tante cose. Ho volutamente scelto uno sguardo abbassato: non ho voluto riportare quegli occhi nella copertina perché ciascuno dovrà riuscire a trovarli, come li ho trovati io. Ce ne sono tanti qui, stasera».
«Tutte queste iniziative antimafia lasciano qualcosa? hanno un senso?» ha chiesto Alessandro Russo a Don Pino Demasi. «Solo se lasciano un segno dal quale ripartire: la venuta della Nazionale di calcio a Rizziconi servirà a qualcosa se lascerà un segno sul territorio, se i bambini di Rizziconi andranno a giocare in quel campo, se l’esempio dello sport pulito inciderà sui cittadini. Don Ciotti ha voluto portare un fiore nella tomba di Francesco proprio per questo: per lasciare un segno, perché gli altri sappiano».
Infine, Paola Bottero ha ricordato che «Francesco era un ragazzo normale, ma anche un giovane di talento. Era corretto, era onesto, aveva tanta voglia di fare, era già un piccolo grande imprenditore. E per questo era un eroe. Un eroe normale, di quelli di cui la Calabria ha bisogno. Era un eroe perché voleva costruire il proprio futuro qui, perché non voleva scappare. Perché pensava che tentando di migliorare il proprio destino poteva migliorare la propria terra. Con questo romanzo ho voluto restituire umanità, ho voluto andare oltre quello che è stato etichettato solo come un fatto di cronaca. Ho voluto raccontare Francesco. Restituire umanità alle vicende, togliendole dalla stretta cronaca in cui le congeliamo come giornalisti, serve a restituire la memoria di persone straordinarie a chi non ha avuto la fortuna di conoscerle, ma serve anche a svegliare le nostre coscienze, troppo assuefatte a pensare che la violenza della ‘ndrangheta non ci appartenga ».