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la ‘ndrangheta davanti all’altare

la ‘ndrangheta davanti all’altare

Arena, Bottero, Chirico, Riso, Russo
la Chiesa che resiste,
la Chiesa che si volta dall’altra parte

contributi di
G. Creazzo, don Demasi, don Panizza, don Stamile
collana IMPRONTE [I1], Rc, SABBIAROSSA
I ED giugno 2013 | II ED ottobre 2013
ISBN 9788897656067 | Facebook
176 pagine | 15 € | formato 14×21 rilegato, brossura

opera originale di copertina “Luce/ombra”
acrilico su tela, 20×30 © 2013
di Caterina Luciano


Nel coraggio dei suoi pastori
la gente ritrova il suo coraggio.
don Italo Calabrò

Ma che succede quando è molto più facile seguire il vecchio detto “fa ciò che il prete dice, non ciò che fa”? Cosa succede quando i confini tra Chiesa e ‘ndrangheta diventano così labili da mescolarsi e confondere? Cosa succede se accanto alla Chiesa che resiste, testimoniata quotidianamente da “apostoli” senza targa come don Pino, don Giacomo, don Ennio, c’è un’altra Chiesa, che si volta dall’altra parte?

Queste sono le domande del libro.

Domande partite per cercare le prime risposte.
Era il 10 settembre 2012, in “piena festa di Madonna”. Il convegno dal titolo “la ‘ndrangheta davanti all’altare” organizzato a Reggio Calabria da SABBIAROSSA e archivio stop’ndrangheta ha aperto un dibattito intenso e partecipatissimo, rompendo gli schemi dei non detti proprio in giorni simbolo: quelli dei festeggiamenti della Madonna della Consolazione. Ma non bastava.
Abbiamo iniziato a raccogliere materiale, a unirlo in un percorso articolato per arrivare ad un’analisi su tutto ciò che ha messo in dubbio – e continua a rischiare di mettere in dubbio – un precetto essenziale come l’insegnamento di don Italo, fortunatamente seguito da tanti esempi positivi che troverete nel libro.

L’analisi del libro la ‘ndrangheta davanti all’altare si basa sui fatti. Quelli che per molti, finora, è stato meglio non ricordare, confondere, mescolare, nascondere. Ci auguriamo che non ne vengano fuori altri: quelli che troverete all’interno del libro ci sembrano, davvero, più che sufficienti. Noi confidiamo che si espanda a macchia d’olio il fare, il resistere.

il testimone silenzioso

Bianco. Acqua. L’inquadratura stringe, il bianco diventa neve, ghiacciata. Forma un’ansa, che da lontano sembrava proprio una baia del Sud Italia. Ma è Varsavia. La neve ghiacciata si getta nel ghiaccio acquoso, dove sta guardando un uomo. È accovacciato. C’è fumo, intorno a lui. Fumo di freddi (o braci che languono nella neve?) che si scontrano, danzano tra loro, intorno al suo pastrano di pelle, cornice giusta per colbacco e sguardo triste. Abbassato, pensieroso.

Poi si mette a cercare qualcosa, intorno a sé. Guarda da una parte, dall’altra, cerca ancora, fino a quando il suo sguardo è davanti a te. Diretto, dritto in camera. Ti guarda dentro, mentre tu guardi lui. Ti scruta. Ti accusa. Aspetti che ti urli qualcosa, fermando le note fredde e acide, anch’esse messe lì apposta per rovistarti dentro, di Preisner. Ma non lo farà mai: è il testimone silenzioso di Krzysztof Kieślowski. È apparso come per caso in quel bianco, in quel fumo, in quel grigio. Quella è la sua prima volta, nel primo episodio del Decalogo. […]