E io alle falde della montagna mi raggomitolo come Adamo nel cespuglio, con un libro in mano apro gli occhi su un mondo diverso da quello dove appunto stavo, perché io quando incomincio a leggere sto proprio altrove, sto nel testo, io mi meraviglio e devo colpevolmente ammettere di essere davvero stato in un sogno, in un mondo più bello, di essere stato nel cuore stesso della verità.
Così parla Hanta dalle prime pagine della solitudine troppo rumorosa di Hrabal. Hanta/Hrabal, con un incipit scolpito per sempre nella storia della letteratura.
Da trentacinque anni lavoro alla carta vecchia ed è la mia love story. Da trentacinque anni presso carta vecchia e libri, da trentacinque anni mi imbratto con i caratteri, sicché assomiglio alle enciclopedie, delle quali in quegli anni avrò pressato sicuramente trenta quintali, sono una brocca piena di acqua viva e morta, basta inclinarsi un poco e da me scorrono pensieri tutti belli, contro la mia volontà sono istruito e così in realtà neppure so quali pensieri sono miei e provengono da me e quali li ho letti, e così in questi trentacinque anni mi sono connesso con me stesso e col mondo intorno a me, perché io quando leggo in realtà non leggo, io infilo una bella frase nel beccuccio e la succhio come una caramella, come se sorseggiassi a lungo un bicchierino di liquore, finché quel pensiero in me si scioglie come alcool, si infiltra dentro di me così a lungo che mi sta non soltanto nel cuore e nel cervello, ma mi cola per le vene fino alle radicine dei capillari.
Ogni volta che pensavamo a un libro immaginavamo qualcosa di molto simile a quel cubo di ritagli destinati alla pressa di Hanta/Hrabal. Lo facevamo quando entravamo in biblioteca e ci lasciavamo attrarre dai titoli che ci avrebbero portato altrove. Quando, più grandi, entravamo in una libreria per accarezzare le copertine sconosciute e decidere quale portare a casa con noi. Abbiamo scoperto, chi subito chi dopo qualche anno dalla sua prima uscita per Einaudi, cosa significhi sentire addosso il peso e la leggerezza dei libri accompagnando il nostro Hanta nel suo percorso di vita accanto alle presse.
Ogni giorno io sbigottisco dieci volte, come ho potuto allontanarmi così da me stesso. Così alienato e derubato ritorno anche dal lavoro, silenzioso e in profonda meditazione cammino per le vie, oltrepasso i tram e le auto e i passanti nella nube dei libri che ho trovato quel giorno e che porto a casa nella borsa, passo sognante col verde senza neppure accorgemene, non urto contro i lampioni né contro i passanti, soltanto cammino e puzzo di birra e di sporcizia, ma sorrido, perché in borsa porto libri dai quali mi aspetto che a sera da loro apprenderò su me stesso qualche cosa che ancora non so. Così cammino per le vie rumorose, mai col rosso, so camminare in una subconscia incoscienza e nel dormiveglia, in uno stato di ispirazione subliminare, ogni pacco che ho pressato quel giorno echeggia in me quieto e silenzioso, e io ho la sensazione tattile di essere anch’io un pacco pressato di libri, che anche dentro di me c’è la piccola fiammella di controllo di uno scaldabagno, quel piccolo fuocherello di controllo di un frigorifero a gas, una piccola lucina eterna alla quale quotidianamente aggiungo l’olio dei pensieri che ho letto sul lavoro e contro la mia volontà dai libri che ora mi porto a casa nella borsa.
Forse ci siamo avviati nella folle avventura di sabbiarossa ED per rendere meno rumorosa la solitudine dei tanti inediti che potrebbero non diventare mai carta. Forse sapevamo da sempre che ci saremmo incontrati per abbracciarci in un progetto editoriale che da quando è nato, nell’autunno 2011, ha fatto tantissima strada. Molta più di quella che potevamo immaginare.
Hanta è con noi. Rumoroso come la sua solitudine.