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‘ndrangheta e altari

la presa diretta della serata

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il video mandato in diretta da MNews

il lancio dell’evento

Amava ripetere don Italo Calabrò: “nel coraggio dei suoi pastori la gente ritrova il suo coraggio”. Partendo da questa verità, la prima conversazione pubblica sull’argomento, organizzata da Stop’ndrangheta e sabbiarossa ED. Con i 3 sacerdoti di “senza targa”, don Demasi, don Panizza, don Stamile, e il procuratore Creazzo
«I mafiosi si ritengono uomini e, addirittura, “uomini d’onore”: se c’è qualcuno che invece non è uomo è il mafioso, e se c’è qualcuno che non ha onore è il mafioso, i mafiosi non sono uomini e i mafiosi non hanno onore; questo dobbiamo dirlo tranquillamente con tutta la comprensione e la pietà». Questo uno dei passaggi fondamentali dell’omelia con cui don Italo Calabrò rispose, nel suo consueto modo diretto e duro, al rapimento dell’undicenne Vincenzo Diano. Era il 27 luglio 1984. Oggi queste parole risuonano ancora più attuali, continuando a porre domande e a esigere risposte.

“La ’ndrangheta davanti all’altare” è il titolo provocatorio individuato da Stop’ndrangheta e sabbiarossa EDIZIONI per la serata di dialogo e confronto che si terrà al Pepy’s Beach, sulla Marina bassa di Reggio Calabria, lunedì prossimo, 10 settembre, alle ore 21.

Partendo dalla frase che amava ripetere don Italo, “nel coraggio dei suoi pastori la gente ritrova il suo coraggio”, tramite il dossier di Stop’ndrangheta, che sarà illustrato da Francesca Chirico, Alessio Magro e Cristina Riso, la storia si intreccerà con il presente, attraverso i tre sacerdoti protagonisti di senza targa, il viaggio nella Calabria della buonavita raccontato da Paola Bottero e Alessandro Russo, sabbiarossa ED.

Una conversazione a più voci con don Pino Demasi, referente Libera Piana di Gioia Tauro, don Giacomo Panizza, fondatore di Progetto Sud a Lamezia, don Ennio Stamile, parroco di S. Benedetto a Cetraro, e Giuseppe Creazzo, Procuratore della Repubblica di Palmi, per continuare a farsi domande e non smettere di cercare risposte, insieme.

Ha un senso particolare la scelta di organizzare la serata durante le festività in onore della Madonna della Consolazione di Reggio Calabria: focalizzare al meglio l’attenzione sui bianchi e sui neri di un territorio in cui la Chiesa ha un ruolo fondamentale, che è quello di aiutare la società civile e le istituzioni a diradare, fino a cancellare, i grigi che si stanno appropriando di ogni spazio lasciato libero dai non detti. Non importa se si è laici o praticanti: oggi, più ancora che un tempo, è necessario chiamare le cose con il loro nome, liberare le parole dalle paure e dai silenzi per aiutare tutti coloro che, a vario titolo, operano in prima linea per restituire la Calabria ai calabresi. Quelli della buonavita.

Reggio Emilia senza targa

La Calabria della buonavita nella rossa Reggio Emilia

Alla Festa nazionale del Pd la presentazione di “senza targa”: il calore dei volontari e della gente venuta a sentire parlare di chi quotidianamente combatte la ‘ndrangheta e lotta per il riscatto della propria terra. Per noi la scoperta di un popolo che ha mantenuto intatto il senso della solidarietà e di antichi valori quanto mai attuali

di Alessandro Russo per scirocconews.it

Da Reggio Calabria a Reggio Emilia, una sorta di “Basilicata coast to coast” dove al posto della Basilicata ci sono i ricordi di vent’anni fa, quando nella rossa terra dei tortellini e della solidarietà ritrovavo la realtà rivelata dai miei sogni politici. Ricordi che fanno capolino quando, un mese e mezzo fa, subito dopo l’uscita di senza targa, Paola Bottero e io siamo contattati dagli organizzatori della Festa nazionale del Pd, cioè la Festa dell’Unità con un nuovo marchio. Vogliono che andiamo a parlare del nostro libro, dei dodici apostoli della buonavita calabrese che si oppongono alla malavita. A differenza di altre richieste rispondiamo subito di sì, senza pensarci più di tanto: c’è la curiosità e un pizzico di nostalgia per l’atmosfera festaiola tipo pane salsiccia e bella ciao.
L’appuntamento è per sabato 1 settembre, nella sala i “Cento passi”, ore 21 e 30. Dall’albergo viene a prenderci in auto un giovane volontario: l’area della festa, il “campovolo”, è lontana circa tre chilometri. Nei vari ingressi altri volontari, altri “compagni”, giovani e anziani, reggono l’organizzazione in modo perfetto. Appena dentro ritrovo l’atmosfera, l’allegria e la passione di tanti anni fa. È moderna, la festa. Ma è anche antica. I ristoranti sfornano tortelli sublimi, il servizio dei “compagni” volontari è impeccabile.

Raffaele Leone, che si occupa di noi e degli altri due ospiti della serata, il vicepresidente della Commissione antimafia Luigi De Sena e il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, ci spiega che il suo circolo del Pd, il secondo di Reggio Emilia, ha mobilitato 150 volontari per far funzionare uno dei nove ristoranti della festa (oltre a decine di punti ristori). I volontari, in tutto, sono migliaia. Commentiamo che ci sono intere aree d’Italia in cui il Pd non riesce a mobilitare 150 persone per assistere a un dibattito politico, altro che servire ai tavoli e lavare i piatti. Qui il Pd è com’era il Pci una volta, come se un miracolo avesse preservato almeno in parte quel grande partito e la sua organizzazione.
Ma qui è stata preservata anche l’essenza di quel grande partito, e ce ne rendiamo conto quando inizia la serata dedicata a “senza targa”. I “compagni” vogliono sapere, la gente seduta vuole ascoltare, anche fuori dalla sala si forma un capannello. Ci spiegano che di ‘ndrangheta, di brillanti operazioni, di piovre che inquinano il mare con il loro inchiostro malato, d’infiltrazioni, di holding del crimine, di picciotti di sgarro e santisti, di narcotraffico e pezzi di economia incancrenita ne hanno sentito parlare e ne parlano in continuazione. Sanno cosa fa la magistratura, cosa fanno le forze dell’ordine: vogliono sapere cosa fa la gente calabrese. E noi proviamo a spiegarglielo.

Il senatore De Sena racconta di imprenditori che resistono e che lo Stato non deve lasciare soli, racconta di quel ragazzino che, alla domanda “cosa vorresti per il tuo paese”, rispose: “vorrei che andasse via la caserma dei carabinieri”. E Paola racconta che proprio per entrare nella testa di quel ragazzino che è stato scritto “senza targa”. Perché la battaglia sul fronte culturale in Calabria è agli antipodi. Perché chi vuole comunicare un messaggio di legalità non si preoccupa di ascoltare il territorio, e allora quel messaggio non lascia seme, inaridisce subito. Perché ci concentriamo sull’inchiostro e non vediamo il mare che è in grado di disperdere quell’inchiostro. “Nel coraggio dei suoi pastori la gente ritrova il suo coraggio”, diceva un grande sacerdote reggino. Pastori giusti, pastori che la gente sappia riconoscere. Mario Congiusta, Liliana Carbone, Patrizia Prestia, Mary Monteleone, Matilde Spadafora Lanzino, don Pino Demasi, don Giacomo Panizza, don Ennio Stamile, Gaetano Pisano, Romano De Grazia, Mamma Africa, Carolina Girasole: pastori che “senza targa” ha voluto raccontare.
E, come nel caso di Carolina Girasole, hanno avuto la possibilità di raccontarsi a Reggio Emilia. Il sindaco ha parlato della sfida e della solitudine di chi, in Calabria, fa del rispetto delle regole la misura della propria azione amministrativa. Rispetto delle regole che diventa uguaglianza dei cittadini, giustizia, possibilità di sviluppo. Rispetto delle regole che diventa anche una sfida alla cosca che impera su quel territorio: restituire alla collettività i beni e i terreni confiscati al clan Arena, è uno dei punti di non ritorno del mandato da sindaco di Carolina Girasole.

Un deputato emiliano, Maino Marchi, spiega come la politica (da quelle parti, certo) si stia attrezzando per evitare che le infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’economia emiliana diventino ancor più pericolose, ora che in ballo c’è la ricostruzione post-terremoto. Alla fine del dibattito si avvicinano tante persone, c’è chi vuole una dedica nel libro e c’è chi vuole continuare a parlare dei calabresi della buonavita. E, soprattutto, ci sono tanti di quei “compagni” dell’altra Reggio, chi cuoco, chi idraulico, chi elettricista, chi avvocato, chi docente universitario, che ci chiedono di venire in Calabria, a sostenere la buonavita, magari organizzando una festa, una manifestazione, magari facendo del volontariato dove serve. “Sindachessa, l’aiutiamo noi a cambiare Isola Capo Rizzuto”, dice uno con i baffoni che serve al carrello dei dolci, mostrandoci “senza targa” stretto in una mano: “qui ci sentiamo tutti calabresi”. Magari si sentissero davvero calabresi tutti quelli che in Calabria ci vivono, penso per un attimo.

premio elmo

il Premio Elmo a Paola Bottero

Il Premio Elmo 2012 è una pietra miliare della memoria.

Rizziconi: la piazza della cultura, la piazza della mattanza

Una comunità che attraverso la cultura e l’arte vuole riappropriarsi della propria terra contro chi crede sia normale uccidere si è ritrovata a vivere nella stessa serata la speranza e l’orrore

di Paola Bottero per scirocconews

«Qui è la Calabria. In fondo all’Italia. Poco più sotto e sarebbe stato mare aperto. Mediterraneo. Costa nord dell’Africa.
La Calabria è una regione di confine. Una regione di confinati. Una regione nella quale è pericoloso avere sogni, è pericoloso programmare, è pericoloso fare.
Qualcuno dice che non è pericoloso: è superfluo. Qualcuno dice che questa terra merita solo di essere abbandonata. Qualcuno dice che qui sono tutti uguali, non vale la pena perdere tempo per capire».

Martedì 28 agosto, AD 2012. Rizziconi, interno notte.

Una piazza, davanti al Palazzo Arcuri. Ragazzi puliti, artisti molto interessanti – Gianmarco Pulimeni e Maria Concetta Policari, uniti in “Tila” – che si associano in “Piazza Dalì”, si inventano un premio, il Premio Elmo. Hanno deciso di dare anche a me la splendida ceramica con cui hanno bloccato il proprio impegno culturale nell’arte: l’elmo di San Teodoro, effige che unisce la cittadina della Piana di Gioia Tauro, centro pulsante del reggino calabrese, all’impegno. Non ho chiesto perché: ho la certezza che sia per “bianco come la vaniglia”, la mia ultima opera narrativa dedicata a Francesco Maria Inzitari, che è stato un ragazzo come loro, pieno di vita e di amore per la sua terra. Troppa vita e troppo amore, stroncati a diciott’anni, in un’altra piazzetta poco distante, a Taurianova. Era il 5 dicembre 2009. Ieri. Una vita fa.

Dopo la consegna dei premi a Federica Legato, Maria Teresa Papale, Antonia Palladino, Pasqualino Pandullo e Nadia Macrì, ottimi conduttori della serata, fanno partire un audio. Una voce maschile calda e ferma legge alcuni passaggi del mio romanzo. Ascolto in silenzio, chiedendomi se davvero non vale la pena di perdere tempo per capire. Note leggere sottolineano la perentorietà del mio scritto. Ci sono pause. Obbligano a riflettere.

«Ma io so che non sono tutti uguali. Lo so perché l’ho visto. Perché lo vedo. Perché ho imparato in fretta a capire le differenze. Non è difficile: basta saper distinguere i bianchi dai neri. E fare attenzione ai grigi. […] Lui è Francesco. Francesco Maria, all’anagrafe. Ciccio, in famiglia e per gli amici. La storia che vi voglio raccontare inizia a fine luglio e termina il cinque dicembre di due anni dopo. È la sua storia. È la mia storia. È la nostra storia».

La nostra storia. Quella che cerchiamo di raccontare per non dimenticare. Quella che ieri sera abbiamo condiviso in una piazza pulita, solare, volti e occhi sinceri di chi sa da che parte stare. Centinaia di persone unite in un “noi” necessario e improrogabile. Un noi che è l’unica declinazione possibile per cercare risposte che non arrivano mai. Un noi corale che aggiunge il disprezzo al disprezzo. La rabbia alla rabbia. Per ascoltare solo la voglia, il bisogno di cambiare.

È da poco passata la mezzanotte. Un’altra piazza, davanti alle scuole elementari. Le stesse frequentate da Francesco. Le stesse frequentate da ciascuno dei rizziconesi presenti al Premio Elmo. Armi da fuoco in attesa nel buio. Altri tre nomi destinati a entrare nell’infinito elenco della mattanza. Reno Borgese aveva 48 anni, Antonio e Francesco, i suoi figli, 27 e 21. Poco importa se si tratti di un omicidio di ‘ndrangheta o dell’azione di vili capaci di falciare vite umane come se fossero selvaggina. Sono malati di ‘ndrangheta anche loro, se pensano normale attendere nel buio della notte le proprie prede. Saremmo ciechi noi, a pensarla diversamente.
Le prime ipotesi per il triplice omicidio portano verso una lite per futili motivi. Incensurati, nessun collegamento con la ’ndrangheta. I proiettili feriscono anche il nipote 29nne, Antonino. Nessuno ha visto. Nessuno sa. Forse l’assassino, o gli assassini, continueranno a girare a piede libero, mescolandosi nella buonavita, proprio come il killer di Francesco. Forse no.

Ma per un attimo, stamattina, nel leggere le prime agenzie di stampa, ho pensato che davvero abbia ragione Roberto Galullo, quando scrive che la Calabria è una regione senza speranze. Che ha ragione Mario Congiusta, quando invita i ragazzi ad andarsene, prima che sia troppo tardi.

Il pessimismo della ragione. Ne parlavo proprio ieri sera con uno di noi, un cittadino di Rizziconi, al termine della serata. Dobbiamo fare di tutto perché prevalga ancora l’ottimismo della volontà. Noi. Noi siamo molti di più. Noi abbiamo il diritto, oltre che il dovere, di liberare questo mare immenso e pulito, che è la Calabria, dall’inchiostro della piovra che è loro. Loro, dall’altra parte della barricata, con l’arroganza di poter decidere per tutti gli altri. Loro, che cercano di sconfiggere la buonavita imprigionandola nella paura e nell’incapacità di rialzarci. Loro, che non possono vincere. Non per sempre.

Stamattina, ancora più di ieri sera, mi risuonano le parole che non sono state lette. Quelle che vengono dopo “la nostra storia”.

«Vi starete chiedendo perché io, perché lui. Me lo chiedo anche io, da allora. Perché? Nessuno finora, in questo mio oggi senza fine, fermo a quel cinque dicembre che è il mio presente e il mio futuro, ha saputo rispondere. Perché?».

Torre Melissa senza targa

Torre Melissa, il canto di libertà dei calabresi “senza targa”

Nella terra dei martiri della libertà e del mare incontaminato le emozioni di una serata speciale con Carolina Girasole, Romano De Grazia, Mario Congiusta, Marisa Garofalo e il prefetto di Crotone Vincenzo Panico. Tantissima gente per incontrare alcuni degli apostoli della buonavita di Calabria

di Alessandro Russo per scirocconews.it

Torre Melissa, nel Crotonese, è un borgo che racconta ogni giorno del suo mare con la bandiera blu, che è il mare calabrese di una volta. Racconta della sua gente, che è la gente calabrese di una volta, della sua storia, che è intrisa delle lotte contadine e dei suoi martiri, della ricerca di pane e libertà, di dignità e uguaglianza. Torre Melissa è “senza targa”, non ha bisogno di autodefinirsi per esistere: è Calabria vera, è cuore vero, è gente vera, come Gino Murgi, un sindaco che è l’incarnazione di quella “P” maiuscola che si pretende dalla politica, come Tiziana Selvaggi, che opera nel mondo dell’informazione e della cultura con passione civile e determinazione. Gino e Tiziana hanno voluto che “senza targa”, il libro scritto da Paola Bottero e da me, fosse presentato nella cornice della torre aragonese che sovrasta il borgo e la costa, con alcuni dei suoi “dodici apostoli”. E così, sotto le stelle e sotto la torre, Paola e io ci ritroviamo con un pezzo della buonavita calabrese che abbiamo raccontato: Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto che sottrae pezzi di territorio alle cosche con una politica mirata sui beni confiscati; Romano De Grazia, giudice, padre della “legge Lazzati” che vieta la propaganda elettorale ai mafiosi; Mario Congiusta, papà di Gianluca ucciso dalla ’ndrangheta e punto di riferimento delle lotte per la legalità; Marisa Garofalo, sorella di Lea Garofalo, giovane coraggiosa alla quale i meccanismi disumani dell’uomo hanno tolto la vita e i meccanismi disumani dell’informazione hanno tolto il nome, classificandola come la “donna sciolta nell’acido”.

Tra i relatori, e questa è la prima sorpresa, troviamo il prefetto di Crotone, Vincenzo Panico. Il prefetto è in sé “sorprendente”: è la prima volta che vedo un massimo rappresentante dello Stato sul territorio parlare a quattr’occhi e senza problemi con i comuni cittadini. Li sa ascoltare. Ho subito l’impressione che Panico sia tra i pochi ad abbattere le barriere tra l’istituzione e la gente, a essere un punto di riferimento vero, in carne e ossa, non dietro le carte bollate. “Sento che è importante essere qui questa sera”, spiega semplicemente quando gli si fa notare che non è usuale che un prefetto partecipi da protagonista alla presentazione di un libro.

La seconda sorpresa è la gente, tanta, tantissima. Centinaia. I posti a sedere a un certo punto non bastano. Le prime uscite di “senza targa” sono state fortunatissime, ma a Torre Melissa ci avevano avvertito: da queste parti le presentazioni di libri, anche quelli di scrittori famosi, non coinvolgono più di quaranta persone. E invece la regola viene infranta: come è successo in altri luoghi, Viterbo, Reggio, Locri, tantissime persone hanno colto il messaggio. Il libro non promuove se stesso, promuove la buonavita di Calabria, questi eroi del giorno dopo giorno, spesso con un’immensa ferita dentro, che ci restituiscono un po’ di coraggio e un po’ di speranza.

Seduto davanti a tanta gente, ascolto Gino che racconta la voglia di non voltarsi dall’altra parte di un paese che è considerato quasi un’oasi in una Calabria violenta. Ascolto Tiziana, che con leggerezza e profondità dirige le voci del dibattito. Ascolto Carolina Girasole, che ha scelto la via scomoda della legalità senza deroghe come punto di non ritorno dal quale può nascere il cambiamento. Ascolto Marisa Garofalo, che con una semplicità che arriva dentro l’anima racconta di Lea, della sua vita che l’acido non è riuscito a sciogliere. Ascolto Romano De Grazia, che cattura la platea con la sua cultura che diventa popolo attraverso l’ironia, i suoi aneddoti, il suo dolore e la sua voglia bambina di cambiare il mondo. Ascolto Mario Congiusta, la sua rabbia verso la politica che non dà risposte e la testardaggine di chi non si arrenderà mai. Ascolto Paola, la sua voglia di raccontare il mare e non solo l’inchiostro spruzzato dalla piovra, il suo dichiararsi colpevole per Lea, per Gianluca, per non aver fatto tutto quello che avrebbe potuto fare per cambiare il proprio tempo. Ascolto il prefetto Panico e penso che, sì, lo Stato può davvero, quando vuole, scorrere nelle vene del proprio territorio e dei cittadini che lui rappresenta.

Ascolto Torre Melissa, gli interventi dei suoi cittadini. Ascolto il canto che viene dalla torre aragonese, alle nostre spalle. È un canto di contadini, di libertà, di rabbia. È il canto di quei martiri che nel 1949 furono uccisi perché pretendevano un futuro migliore nella propria terra. È un canto “senza targa” che, sessantatré anni dopo, è il canto di Mario, Marisa, Carolina, Romano e di tutti gli altri protagonisti della buonavita calabrese. Può diventare il canto di tutti noi.

arriva senza targa

Esce a metà luglio in Calabria, entro fine luglio in Italia,
la novità della collana RIFLESSIONI

È in distribuzione da stamattina la nuova uscita di sabbiarossa ED: senza targa, “per non morire la seconda volta di ‘ndrangheta”. Il libro, 336 pagine scritte da Paola Bottero e Alessandro Russo, è stato presentato in anteprima nazionale a Viterbo, durante Caffeina Cultura, lunedì 9 luglio, sotto la regia del giornalista e scrittore Daniele Camilli.

senza targa è un viaggio intenso e corale, raccontato da due voci fuori dal coro, per scelta. senza targa non è un saggio, non è un romanzo, non è un diario: un “viaggio nella Calabria della buonavita, quella che cerca ogni giorno di sopravvivere alla malavita”.
«Esiste una buonavita, in Calabria. Esistono persone che lottano quotidianamente, in silenzio, contro la malavita. Lo fanno perché non saprebbero fare altrimenti. Lo fanno perché credono sia l’unica risposta possibile al dilagare di indifferenza che ha investito anche loro». Così gli autori spiegano la scelta di questo viaggio alla ricerca delle positività nella punta dello stivale italiano. «Abbiamo girato la Calabria per ritrovarle. Le abbiamo cercate per raccontarle, per avere risposte. Non è stato facile ridurre la nostra narrazione nei confini numerici che ci eravamo dati prima di partire con la nostra ricerca. Ma siamo convinti di aver fatto ottime scelte. Li abbiamo chiamati “i nostri dodici apostoli” utilizzando l’accezione estensiva di un termine che fa parte della nostra cultura e delle nostre radici. I nostri dodici apostoli sono persone che hanno scelto. La loro vita è dedicata con ardore all’affermazione e alla diffusione di un’idea: si può stare dalla parte giusta, si può scegliere la buona vita. Senza targhe, senza megafoni. Solo perché si vuole vivere cercando di sconfiggere la malavita».

senza targa parte dalle “sfumature del Virus” che dalla Calabria ha contagiato l’Italia, e non solo, tratteggia le figure di due “donne-sindaco”, Maria Carmela Lanzetta ed Elisabetta Tripodi e le “mimose sciolte nell’acido”, Lea Garofalo, attraverso la denuncia della sorella Marisa, Maria Concetta Cacciola, Angela Costantino, Tita Boccafusca, passa per Orsola Fallara e Giuseppina Pesce, tra i chiari e gli scuri, i professionisti e i professionismi dell’antimafia, per arrivare al viaggio nella buonavita.

12 tappe, 12 profili-intervista tratteggiati a penna e a matita(all’interno sono presenti le tavole realizzate da Caterina Luciano, artista di punta che cura l’immagine e la realizzazione in opere originali delle cover per sabbiarossa ED): Liliana Esposito, mamma di Massimiliano Carbone, ucciso a Locri nel 2004, Patrizia Prestia, che ha trasformato i ragazzi di strada di Locri in artisti di strada, Mario Congiusta, papà di Gianluca, assassinato a Siderno nel 2005, don Pino Demasi, colonna portante di Libera nella Piana di Gioia Tauro, Gaetano Pisano, maestro di musica, direttore dell’orchestra di fiati di Delianuova, Norina Ventre, Mamma Africa di Rosarno e degli “schiavi neri”, Mary Sorrentino, mamma di Federica Monteleone, uccisa in una sala operatoria nel 2007, don Giacomo Panizza, fondatore a Lamezia Terme di Progetto Sud, punto di riferimento sociale e spirituale, Romano De Grazia, magistrato padre della legge Lazzati che punisce la propaganda elettorale mafiosa, don Ennio Stamile, un faro per i giovani del Tirreno cosentino, Matilde Spadafora, mamma di Roberta Lanzino, studentessa violentata e uccisa nel 1988, Carolina Girasole, il sindaco di Isola di Capo Rizzuto simbolo delle battaglie per la legalità.

Paola Bottero e Alessandro Russo iniziano ora, al fianco dei “12 apostoli”, un secondo viaggio, senza targa, per raccontare in Calabria e in Italia la buonavita. Le prime tappe sono a Reggio Calabria, lunedì 23 luglio, all’interno di Tabularasa (Luna Ribelle, ore 21), e sabato 28 luglio, a Locri (cooperativa Mystia, fondazione Zappia, ore 18).

Salone del Libro di Torino

Tra i 1.200 espositori che animeranno il XXV Salone Internazionale del Libro di Torino, che si terrà a Lingotto Fiere dal 10 al 14 maggio 2012, ci sarà anche sabbiarossa ED.

Le due prime uscite della giovanissima casa editrice, nata a Reggio Calabria nell’autunno dello scorso anno, fanno sperare in un ottimo 2012, che si apre proprio al Salone del Libro.
Il romanzo bianco come la vaniglia, storia di vita di un ragazzo diciottenne ucciso dalla ’ndrangheta scritto da Paola Bottero, è stato “adottato” da numerosi istituti scolastici, che stanno organizzando incontri con gli studenti per partire dalla storia di Francesco e cercare di trovare risposte all’impegno personale contro ogni forma di mafia. Il diario dell’esperienza Sicomoro nel carcere di Opera tra le mura dell’anima, scritto da Marcella Reni e Carlo Paris, è andato in ristampa ad aprile: le cinquemila copie della prima edizione, di ottobre 2011, sono state esaurite in tempi brevissimi.

A Torino racconteremo ciò che abbiamo fatto e ciò che continueremo a fare, per lasciare tracce sempre più forti.

Torino e don Ciotti

Il 20 aprile a Torino con don Ciotti, per non perdere la memoria

Si parla sempre più spesso di mafie. Ma cosa sono, davvero, le mafie? Esistono anche mafie culturali, oltre alle tante forme di criminalità organizzata che negli ultimi anni hanno posto la ’ndrangheta al primo posto assoluto per pervasività e commistione con le istituzioni e la società civile ed economica?

A queste e ad altre domande si cercherà di dare risposte durante la serata organizzata a Torino da sabbiarossa ED, giovane casa editrice nata a Reggio Calabria. L’appuntamento è per le ore 21 di venerdì 20 aprile nel Teatro di San Secondo, via Gioberti 7 bis, ospiti di don Mario Foradini. Il titolo della serata è null’altro che una citazione e una sollecitazione, tratta da e “alla ricerca del tempo perduto” di Proust: «La realtà non si forma che nella memoria».

Spiegano i giovani editori indipendenti di sabbiarossa ED: «Tutto è stato detto e scritto sulla memoria, “un presente che non smette mai di passare”, per dirla con Octavio Paz. Un presente che a volte non vogliamo vedere, che cerchiamo di negare perché dimenticare è più facile che ricordare. Però, tanto per citare ancora il diplomatico e scrittore messicano, “la memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda”. Oggi è sempre più difficile ricordare, e quasi impossibile trovare spazi per la memoria che esulino dai Diktat commerciali di una società dei consumi che ci ha consumato e si sta consumando. Esistono alcune isole cui dobbiamo guardare con speranza e voglia di fare, ancora. Una, la più grande e luminosa, è Libera, che ha creato un terreno solido e sano in cui si coltivano memoria e consapevolezza, soprattutto per le giovani generazioni. Ma ce ne sono molte altre. Quando, pochi mesi fa, abbiamo deciso di lasciare le scelte facili per intraprendere la strada tortuosa di un mercato senza spazi, in totale controtendenza, non pensavamo di poter avere in così breve tempo tante soddisfazioni. Stiamo lavorando per creare spazi nuovi e liberi. Spazi della memoria, in cui possa formarsi una realtà diversa da quella in cui abbiamo vissuto finora, e che non ci piace. Raccontare ciò che succede, ciò che è successo, può servire per evitare che succeda ancora. Questo stiamo facendo. Questo vogliamo continuare a fare».

Il giornalista Alessandro Russo modererà gli interventi di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, Luigi De Sena, senatore Pd già vicecapo della Polizia e Prefetto di Reggio Calabria, Carla Osella, presidente AIZO, Caterina Luciano, artista, Marcella Reni, notaio, scrittrice e direttore di RnS, Paola Bottero, giornalista e scrittrice.

La serata sarà impreziosita dalle musiche e dalle composizioni di Giovanni e Alice Acciardi, nonché dalle letture di Marita Verga, tratte dal romanzo bianco come la vaniglia, storia di vita di un ragazzo diciottenne ucciso dalla ’ndrangheta, e da tra le mura dell’anima, diario dell’esperienza Sicomoro nel carcere di Opera.

SABBIAROSSA si presenta a Roma

Tra i tantissimi eventi che si susseguiranno fino a domenica 11 dicembre 2011 durante la decima edizione della Fiera della piccola e media editoria, «più libri più liberi» di Roma c’è anche quello della casa editrice reggina SABBIAROSSA, previsto per venerdì 9, alle 16:30, nel salone Di Liegro di Palazzo Valentini, la prestigiosa sede della Provincia di Roma di via IV Novembre, adiacente alla centralissima piazza Venezia.

Il giornalista Alessandro Russo modererà gli interventi di relatori di altissimo livello.
Come Adele Cambria, scrittrice e giornalista, Franco Scaglia, Presidente di Rai Cinema e del Teatro Stabile di Roma, oltre che giornalista e scrittore. Santo Versace, deputato Api e imprenditore, Luigi De Sena, senatore Pd già vicecapo della Polizia e Prefetto di Reggio Calabria, Mimmo Talarico, consigliere regionale Idv della Calabria e Piero Cucunato, Presidente della Commissione Riforme Istituzionali della Provincia di Roma.

L’incontro si svilupperà sul tema scelto dalla casa editrice su una frase di Proust: «La realtà non si forma che nella memoria», e prevede, tra il resto, l’importante testimonianza di Nicoletta Inzitari, familiare di una vittima innocente della ’ndrangheta, il fratello Francesco.

Seguirà la presentazione, attraverso gli autori delle prime due uscite, delle collane “ammiraglie”: STORIE, con il romanzo bianco come la vaniglia di Paola Bottero, e RIFLESSIONI, con il diario di un’esperienza tra le mura dell’anima di Marcella Reni e Carlo Paris. Appuntamento a Palazzo Valentini.

si parte dalla punta

«La realtà non si forma che nella memoria»: le presentazioni di sabbiarossa edizioni partono citando Marcel Proust, in un titolo che è “sintesi perfetta delle ragioni di questa nuova esperienza editoriale: dare spazio alla memoria per creare nuove realtà di impegno civile”.

La collana STORIE, di narrativa, con “bianco come la vaniglia” di Paola Bottero, la collana RIFLESSIONI, di saggistica, con “tra le mura dell’anima” di Marcella Reni e Carlo Paris: «due libri, due realtà, due memorie che si intersecano e si raccontano tra le pagine e oltre le pagine dei primi due titoli, apparentemente diversi, che in realtà segnano un unico percorso. Quello indicato da Marcel Proust, che ha dato il titolo agli eventi».

Reggio Calabria, Roma e Torino: queste le prime tre tappe, da sud a nord, per raccontare e per permettere di raccontare, attraverso il Premio letterario “Odio gli indifferenti”, che chiuderà il 15 febbraio 2012. Per dare spazio “alle voci differenti, ma non indifferenti”.

La prima presentazione congiunta delle due prime uscite e del concorso di narrativa non può che essere nella punta dello stivale, sede della casa editrice sabbiarossa ED. Così, prima di approdare a Roma, durante la settimana dedicata alla fiera della piccola e media editoria, “Più libri più liberi”, e presentarsi al pubblico della capitale venerdì 9, a Palazzo Valentini, in piazza Venezia, gli autori e i prodotti della casa editrice saranno sabato prossimo, 3 dicembre, a Reggio Calabria, sala convegni del Palazzo della Provincia, piazza Italia, dalle ore 17:30.

La memoria di Francesco Inzitari, vittima innocente della ’ndrangheta, cui è stato dedicato il romanzo di Paola Bottero, che ha ripercorso la vita del diciottenne oltre i terribili fatti di cronaca, si intreccerà con la memoria del progetto Sicomoro, raccontato da Marcella Reni e Carlo Paris, in cui i familiari delle vittime di mafia si sono incontrati, all’interno del carcere di Opera, con i detenuti, per compiere insieme un percorso di perdono.

Anticipa Paola Bottero: «Tutto è stato detto e scritto sulla memoria, “un presente che non smette mai di passare”, per dirla con Octavio Paz. Un presente che a volte non vogliamo vedere, che cerchiamo di negare perché dimenticare è più facile che ricordare. Però, tanto per dirla ancora con il diplomatico e scrittore messicano, “la memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda”. Tra le pagine dei due libri che presenteremo congiuntamente a partire da sabato c’è molto, che ci ricorda. Molto che ci ricorda chi siamo e chi non siamo. Soprattutto, chi non vogliamo essere. Abbiamo scomodato due caposaldi della letteratura proprio per rendere ancora più concreta la necessità di creare spazi di memoria per poter scrivere realtà migliori». Sabato pomeriggio si parlerà anche di questo.

Sotto la regia della giornalista Teresa Munari, interverranno:

Salvatore Boemi – Presidente Sua, già magistrato antimafia
don Pino Demasi – referente Libera
Eduardo Lamberti Castronuovo, Assessore alla Cultura e alla Legalità
Nicoletta Inzitari – Presidente Fondazione Francesco Maria Inzitari
Marcella Reni – notaio, scrittrice
Carlo Paris – ingegnere, scrittore
Paola Bottero – giornalista, scrittrice