Si può parlare di pari opportunità in territori dove il potere e la violenza della malavita sembrano escludere a priori ogni possibilità di buonavita? Si può stimolare la voglia di riscatto di una regione che balza agli onori della cronaca nazionale solo per fatti di ‘ndrangheta, criminalità organizzata così forte da essersi radicata un po’ ovunque, raccontando i buoni esempi, le buone vite di chi ha scelto da sempre da che parte stare?
Queste le domande di partenza della serata organizzata dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Sapri, sabato 22 settembre, all’Auditorium Carlo Pisacane, a partire dalle 18. Una serata senza targa, come il titolo del libro scritto da Paola Bottero e Alessandro Russo da cui prende spunto l’evento.
Gli autori hanno invertito la tendenza a raccontare la loro terra. Hanno focalizzato l’attenzione sulla “parte insana”, la ‘ndrangheta, scegliendo di raccontarne “la parte sana, la buonavita, l’unica attraverso cui la Calabria potrà salvarsi”.
Bottero e Russo spiegano: “Esiste una buonavita, in Calabria. Esistono persone che lottano quotidianamente, in silenzio, contro la malavita.
Lo fanno perché non saprebbero fare altrimenti. Lo fanno perché credono sia l’unica risposta possibile al dilagare di indifferenza che ha investito anche loro”.
Le dodici storie in cui si snoda il “viaggio nella Calabria della buonavita” raccontano di donne e uomini che devono essere un esempio anche al di fuori dei confini regionali. Soprattutto quando a parlare sono le tre ospiti del Comune di Sapri, che sabato prossimo testimonieranno le proprie scelte coraggiose di buonavita.
Carolina Girasole, sindaco di Isola di Capo Rizzuto, Comune che abbraccia la quasi totalità della riserva marina più suggestiva del crotonese e dello Ionio, lotta ogni giorno per riaffermare la legalità in una cittadina che ne aveva dimenticato il significato. Una donna in trincea, una donna in prima linea che, proprio come il nostro Angelo Vassallo – compianto primo cittadino di Pollica, esempio costante per chiunque scelga la buona amministrazione -, si trova ogni giorno a dover combattere non solo contro l’illegalità organizzata, ma anche contro quella culturale, di cittadini che, inconsapevolmente, sono “malati di ‘ndrangheta”.
Marisa Garofalo è la sorella di Lea, donna che ha pagato con la vita, e con la più barbara delle morti, la propria scelta di denunciare il compagno e la sua organizzazione criminale, diventando testimone di giustizia.
Marisa è come Lea: una donna che non ha dubbi, sa da che parte stare. Sa che esistono solo due possibili scelte. Sa che lasciarsi assorbire dai grigi in cui si nasconde chi non sa fare scelte significa permettere alla ‘ndrangheta di continuare a decidere per loro. Marisa Garofalo ha un obiettivo: ottenere giustizia. Per Lea, per Denise, che ha seguito le scelte della madre ed è a sua volta testimone di giustizia, per tutti coloro che hanno scelto la buonavita.
Matilde Spadafora è la mamma di Roberta Lanzino, la studentessa diciannovenne che 24 anni fa, mentre raggiungeva in motorino la casa al mare, è stata violentata e uccisa da assassini ancora senza nome, almeno giudizialmente. Il processo si è riaperto all’inizio dell’anno, grazie alle rivelazioni di un pentito, che ha atteso tutto questo tempo prima di rivelare “l’infamia”.
In attesa di giustizia Matilde e Franco hanno costituito la Fondazione in memoria della figlia. Per la Fondazione che aiuta le donne vittime di violenza e di stalking hanno costruito “la casa di Roberta” a Cosenza.
La Calabria della buonavita nella rossa Reggio Emilia
Alla Festa nazionale del Pd la presentazione di “senza targa”: il calore dei volontari e della gente venuta a sentire parlare di chi quotidianamente combatte la ‘ndrangheta e lotta per il riscatto della propria terra. Per noi la scoperta di un popolo che ha mantenuto intatto il senso della solidarietà e di antichi valori quanto mai attuali
di Alessandro Russo per scirocconews.it
Da Reggio Calabria a Reggio Emilia, una sorta di “Basilicata coast to coast” dove al posto della Basilicata ci sono i ricordi di vent’anni fa, quando nella rossa terra dei tortellini e della solidarietà ritrovavo la realtà rivelata dai miei sogni politici. Ricordi che fanno capolino quando, un mese e mezzo fa, subito dopo l’uscita di senza targa, Paola Bottero e io siamo contattati dagli organizzatori della Festa nazionale del Pd, cioè la Festa dell’Unità con un nuovo marchio. Vogliono che andiamo a parlare del nostro libro, dei dodici apostoli della buonavita calabrese che si oppongono alla malavita. A differenza di altre richieste rispondiamo subito di sì, senza pensarci più di tanto: c’è la curiosità e un pizzico di nostalgia per l’atmosfera festaiola tipo pane salsiccia e bella ciao.
L’appuntamento è per sabato 1 settembre, nella sala i “Cento passi”, ore 21 e 30. Dall’albergo viene a prenderci in auto un giovane volontario: l’area della festa, il “campovolo”, è lontana circa tre chilometri. Nei vari ingressi altri volontari, altri “compagni”, giovani e anziani, reggono l’organizzazione in modo perfetto. Appena dentro ritrovo l’atmosfera, l’allegria e la passione di tanti anni fa. È moderna, la festa. Ma è anche antica. I ristoranti sfornano tortelli sublimi, il servizio dei “compagni” volontari è impeccabile.
Raffaele Leone, che si occupa di noi e degli altri due ospiti della serata, il vicepresidente della Commissione antimafia Luigi De Sena e il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, ci spiega che il suo circolo del Pd, il secondo di Reggio Emilia, ha mobilitato 150 volontari per far funzionare uno dei nove ristoranti della festa (oltre a decine di punti ristori). I volontari, in tutto, sono migliaia. Commentiamo che ci sono intere aree d’Italia in cui il Pd non riesce a mobilitare 150 persone per assistere a un dibattito politico, altro che servire ai tavoli e lavare i piatti. Qui il Pd è com’era il Pci una volta, come se un miracolo avesse preservato almeno in parte quel grande partito e la sua organizzazione.
Ma qui è stata preservata anche l’essenza di quel grande partito, e ce ne rendiamo conto quando inizia la serata dedicata a “senza targa”. I “compagni” vogliono sapere, la gente seduta vuole ascoltare, anche fuori dalla sala si forma un capannello. Ci spiegano che di ‘ndrangheta, di brillanti operazioni, di piovre che inquinano il mare con il loro inchiostro malato, d’infiltrazioni, di holding del crimine, di picciotti di sgarro e santisti, di narcotraffico e pezzi di economia incancrenita ne hanno sentito parlare e ne parlano in continuazione. Sanno cosa fa la magistratura, cosa fanno le forze dell’ordine: vogliono sapere cosa fa la gente calabrese. E noi proviamo a spiegarglielo.
Il senatore De Sena racconta di imprenditori che resistono e che lo Stato non deve lasciare soli, racconta di quel ragazzino che, alla domanda “cosa vorresti per il tuo paese”, rispose: “vorrei che andasse via la caserma dei carabinieri”. E Paola racconta che proprio per entrare nella testa di quel ragazzino che è stato scritto “senza targa”. Perché la battaglia sul fronte culturale in Calabria è agli antipodi. Perché chi vuole comunicare un messaggio di legalità non si preoccupa di ascoltare il territorio, e allora quel messaggio non lascia seme, inaridisce subito. Perché ci concentriamo sull’inchiostro e non vediamo il mare che è in grado di disperdere quell’inchiostro. “Nel coraggio dei suoi pastori la gente ritrova il suo coraggio”, diceva un grande sacerdote reggino. Pastori giusti, pastori che la gente sappia riconoscere. Mario Congiusta, Liliana Carbone, Patrizia Prestia, Mary Monteleone, Matilde Spadafora Lanzino, don Pino Demasi, don Giacomo Panizza, don Ennio Stamile, Gaetano Pisano, Romano De Grazia, Mamma Africa, Carolina Girasole: pastori che “senza targa” ha voluto raccontare.
E, come nel caso di Carolina Girasole, hanno avuto la possibilità di raccontarsi a Reggio Emilia. Il sindaco ha parlato della sfida e della solitudine di chi, in Calabria, fa del rispetto delle regole la misura della propria azione amministrativa. Rispetto delle regole che diventa uguaglianza dei cittadini, giustizia, possibilità di sviluppo. Rispetto delle regole che diventa anche una sfida alla cosca che impera su quel territorio: restituire alla collettività i beni e i terreni confiscati al clan Arena, è uno dei punti di non ritorno del mandato da sindaco di Carolina Girasole.
Un deputato emiliano, Maino Marchi, spiega come la politica (da quelle parti, certo) si stia attrezzando per evitare che le infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’economia emiliana diventino ancor più pericolose, ora che in ballo c’è la ricostruzione post-terremoto. Alla fine del dibattito si avvicinano tante persone, c’è chi vuole una dedica nel libro e c’è chi vuole continuare a parlare dei calabresi della buonavita. E, soprattutto, ci sono tanti di quei “compagni” dell’altra Reggio, chi cuoco, chi idraulico, chi elettricista, chi avvocato, chi docente universitario, che ci chiedono di venire in Calabria, a sostenere la buonavita, magari organizzando una festa, una manifestazione, magari facendo del volontariato dove serve. “Sindachessa, l’aiutiamo noi a cambiare Isola Capo Rizzuto”, dice uno con i baffoni che serve al carrello dei dolci, mostrandoci “senza targa” stretto in una mano: “qui ci sentiamo tutti calabresi”. Magari si sentissero davvero calabresi tutti quelli che in Calabria ci vivono, penso per un attimo.
Torre Melissa, il canto di libertà dei calabresi “senza targa”
Nella terra dei martiri della libertà e del mare incontaminato le emozioni di una serata speciale con Carolina Girasole, Romano De Grazia, Mario Congiusta, Marisa Garofalo e il prefetto di Crotone Vincenzo Panico. Tantissima gente per incontrare alcuni degli apostoli della buonavita di Calabria
di Alessandro Russo per scirocconews.it
Torre Melissa, nel Crotonese, è un borgo che racconta ogni giorno del suo mare con la bandiera blu, che è il mare calabrese di una volta. Racconta della sua gente, che è la gente calabrese di una volta, della sua storia, che è intrisa delle lotte contadine e dei suoi martiri, della ricerca di pane e libertà, di dignità e uguaglianza. Torre Melissa è “senza targa”, non ha bisogno di autodefinirsi per esistere: è Calabria vera, è cuore vero, è gente vera, come Gino Murgi, un sindaco che è l’incarnazione di quella “P” maiuscola che si pretende dalla politica, come Tiziana Selvaggi, che opera nel mondo dell’informazione e della cultura con passione civile e determinazione. Gino e Tiziana hanno voluto che “senza targa”, il libro scritto da Paola Bottero e da me, fosse presentato nella cornice della torre aragonese che sovrasta il borgo e la costa, con alcuni dei suoi “dodici apostoli”. E così, sotto le stelle e sotto la torre, Paola e io ci ritroviamo con un pezzo della buonavita calabrese che abbiamo raccontato: Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto che sottrae pezzi di territorio alle cosche con una politica mirata sui beni confiscati; Romano De Grazia, giudice, padre della “legge Lazzati” che vieta la propaganda elettorale ai mafiosi; Mario Congiusta, papà di Gianluca ucciso dalla ’ndrangheta e punto di riferimento delle lotte per la legalità; Marisa Garofalo, sorella di Lea Garofalo, giovane coraggiosa alla quale i meccanismi disumani dell’uomo hanno tolto la vita e i meccanismi disumani dell’informazione hanno tolto il nome, classificandola come la “donna sciolta nell’acido”.
Tra i relatori, e questa è la prima sorpresa, troviamo il prefetto di Crotone, Vincenzo Panico. Il prefetto è in sé “sorprendente”: è la prima volta che vedo un massimo rappresentante dello Stato sul territorio parlare a quattr’occhi e senza problemi con i comuni cittadini. Li sa ascoltare. Ho subito l’impressione che Panico sia tra i pochi ad abbattere le barriere tra l’istituzione e la gente, a essere un punto di riferimento vero, in carne e ossa, non dietro le carte bollate. “Sento che è importante essere qui questa sera”, spiega semplicemente quando gli si fa notare che non è usuale che un prefetto partecipi da protagonista alla presentazione di un libro.
La seconda sorpresa è la gente, tanta, tantissima. Centinaia. I posti a sedere a un certo punto non bastano. Le prime uscite di “senza targa” sono state fortunatissime, ma a Torre Melissa ci avevano avvertito: da queste parti le presentazioni di libri, anche quelli di scrittori famosi, non coinvolgono più di quaranta persone. E invece la regola viene infranta: come è successo in altri luoghi, Viterbo, Reggio, Locri, tantissime persone hanno colto il messaggio. Il libro non promuove se stesso, promuove la buonavita di Calabria, questi eroi del giorno dopo giorno, spesso con un’immensa ferita dentro, che ci restituiscono un po’ di coraggio e un po’ di speranza.
Seduto davanti a tanta gente, ascolto Gino che racconta la voglia di non voltarsi dall’altra parte di un paese che è considerato quasi un’oasi in una Calabria violenta. Ascolto Tiziana, che con leggerezza e profondità dirige le voci del dibattito. Ascolto Carolina Girasole, che ha scelto la via scomoda della legalità senza deroghe come punto di non ritorno dal quale può nascere il cambiamento. Ascolto Marisa Garofalo, che con una semplicità che arriva dentro l’anima racconta di Lea, della sua vita che l’acido non è riuscito a sciogliere. Ascolto Romano De Grazia, che cattura la platea con la sua cultura che diventa popolo attraverso l’ironia, i suoi aneddoti, il suo dolore e la sua voglia bambina di cambiare il mondo. Ascolto Mario Congiusta, la sua rabbia verso la politica che non dà risposte e la testardaggine di chi non si arrenderà mai. Ascolto Paola, la sua voglia di raccontare il mare e non solo l’inchiostro spruzzato dalla piovra, il suo dichiararsi colpevole per Lea, per Gianluca, per non aver fatto tutto quello che avrebbe potuto fare per cambiare il proprio tempo. Ascolto il prefetto Panico e penso che, sì, lo Stato può davvero, quando vuole, scorrere nelle vene del proprio territorio e dei cittadini che lui rappresenta.
Ascolto Torre Melissa, gli interventi dei suoi cittadini. Ascolto il canto che viene dalla torre aragonese, alle nostre spalle. È un canto di contadini, di libertà, di rabbia. È il canto di quei martiri che nel 1949 furono uccisi perché pretendevano un futuro migliore nella propria terra. È un canto “senza targa” che, sessantatré anni dopo, è il canto di Mario, Marisa, Carolina, Romano e di tutti gli altri protagonisti della buonavita calabrese. Può diventare il canto di tutti noi.
Esce a metà luglio in Calabria, entro fine luglio in Italia,
la novità della collana RIFLESSIONI
È in distribuzione da stamattina la nuova uscita di sabbiarossa ED: senza targa, “per non morire la seconda volta di ‘ndrangheta”. Il libro, 336 pagine scritte da Paola Bottero e Alessandro Russo, è stato presentato in anteprima nazionale a Viterbo, durante Caffeina Cultura, lunedì 9 luglio, sotto la regia del giornalista e scrittore Daniele Camilli.
senza targa è un viaggio intenso e corale, raccontato da due voci fuori dal coro, per scelta. senza targa non è un saggio, non è un romanzo, non è un diario: un “viaggio nella Calabria della buonavita, quella che cerca ogni giorno di sopravvivere alla malavita”.
«Esiste una buonavita, in Calabria. Esistono persone che lottano quotidianamente, in silenzio, contro la malavita. Lo fanno perché non saprebbero fare altrimenti. Lo fanno perché credono sia l’unica risposta possibile al dilagare di indifferenza che ha investito anche loro». Così gli autori spiegano la scelta di questo viaggio alla ricerca delle positività nella punta dello stivale italiano. «Abbiamo girato la Calabria per ritrovarle. Le abbiamo cercate per raccontarle, per avere risposte. Non è stato facile ridurre la nostra narrazione nei confini numerici che ci eravamo dati prima di partire con la nostra ricerca. Ma siamo convinti di aver fatto ottime scelte. Li abbiamo chiamati “i nostri dodici apostoli” utilizzando l’accezione estensiva di un termine che fa parte della nostra cultura e delle nostre radici. I nostri dodici apostoli sono persone che hanno scelto. La loro vita è dedicata con ardore all’affermazione e alla diffusione di un’idea: si può stare dalla parte giusta, si può scegliere la buona vita. Senza targhe, senza megafoni. Solo perché si vuole vivere cercando di sconfiggere la malavita».
senza targa parte dalle “sfumature del Virus” che dalla Calabria ha contagiato l’Italia, e non solo, tratteggia le figure di due “donne-sindaco”, Maria Carmela Lanzetta ed Elisabetta Tripodi e le “mimose sciolte nell’acido”, Lea Garofalo, attraverso la denuncia della sorella Marisa, Maria Concetta Cacciola, Angela Costantino, Tita Boccafusca, passa per Orsola Fallara e Giuseppina Pesce, tra i chiari e gli scuri, i professionisti e i professionismi dell’antimafia, per arrivare al viaggio nella buonavita.
12 tappe, 12 profili-intervista tratteggiati a penna e a matita(all’interno sono presenti le tavole realizzate da Caterina Luciano, artista di punta che cura l’immagine e la realizzazione in opere originali delle cover per sabbiarossa ED): Liliana Esposito, mamma di Massimiliano Carbone, ucciso a Locri nel 2004, Patrizia Prestia, che ha trasformato i ragazzi di strada di Locri in artisti di strada, Mario Congiusta, papà di Gianluca, assassinato a Siderno nel 2005, don Pino Demasi, colonna portante di Libera nella Piana di Gioia Tauro, Gaetano Pisano, maestro di musica, direttore dell’orchestra di fiati di Delianuova, Norina Ventre, Mamma Africa di Rosarno e degli “schiavi neri”, Mary Sorrentino, mamma di Federica Monteleone, uccisa in una sala operatoria nel 2007, don Giacomo Panizza, fondatore a Lamezia Terme di Progetto Sud, punto di riferimento sociale e spirituale, Romano De Grazia, magistrato padre della legge Lazzati che punisce la propaganda elettorale mafiosa, don Ennio Stamile, un faro per i giovani del Tirreno cosentino, Matilde Spadafora, mamma di Roberta Lanzino, studentessa violentata e uccisa nel 1988, Carolina Girasole, il sindaco di Isola di Capo Rizzuto simbolo delle battaglie per la legalità.
Paola Bottero e Alessandro Russo iniziano ora, al fianco dei “12 apostoli”, un secondo viaggio, senza targa, per raccontare in Calabria e in Italia la buonavita. Le prime tappe sono a Reggio Calabria, lunedì 23 luglio, all’interno di Tabularasa (Luna Ribelle, ore 21), e sabato 28 luglio, a Locri (cooperativa Mystia, fondazione Zappia, ore 18).