• info@sabbiarossa.it

Archivio dei tag Alessandro Russo

Catanzaro senza targa

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=qgd1PZu4GeY?rel=0]

.

SEL “senza targa”: il nuovo appuntamento a Catanzaro nell’ambito del ciclo di iniziative culturali cittadine

giovedì 9 maggio alle 18 “senza targa” – Sala concerti, Comune

A vent’anni esatti dal grido di dolore pubblico pronunciato nella Valle dei Templi di Agrigento da papa Giovanni Paolo II, molta strada deve ancora essere fatta nella lotta contro la criminalità organizzata. Parlandone, innanzitutto. Ponendosi domande, cercando insieme risposte. «Mafiosi pentitevi, verrà il giorno del Giudizio di Dio» tuonava Wojtyla il 9 maggio del 1993. Oggi le sue parole risuonano con una rinnovata forza: leggere come la ’ndrangheta sia riuscita a penetrare anche in alcune maglie lente della Chiesa rende ancora più urgente decidere da che parte stare.

locandina R2 CzNon è un caso che la presentazione senza targa – per non morire la seconda volta di ‘ndrangheta di P. Bottero e A. Russo, collana RIFLESSIONI per sabbiarossaED, organizzata dal circolo catanzarese di Sel nell’ambito del ciclo di iniziative culturali in corso, capiti proprio in una ricorrenza così forte. Non è un caso che nella stessa occasione sarà anticipata la prossima uscita della collana IMPRONTE, sempre di sabbiarossaED: la ’ndrangheta davanti all’altare, collettanea ormai prossima alle stampe. La prossima uscita prende il via dall’evento organizzato il 10 settembre 2012 a Reggio Calabria da sabbiarossa ED e stop’ndrangheta per creare un focus su uno dei temi trattati in senza targa: il rapporto tra Chiesa e criminalità organizzata. Partendo da 3 dei 12 “apostoli di buonavita”, don Pino Demasi, don Giacomo Panizza e don Ennio Stamile, in quell’occasione si era scelto di rompere gli schemi dei non detti proprio nei giorni dei festeggiamenti della Madonna della Consolazione, dando vita ad un animato dibattito ancora aperto, che troverà nelle pagine de la ’ndrangheta davanti all’altare nuovi spunti e racconti inediti.

Si parlerà di questo, giovedì 9 maggio 2013, alle 18, nella sala concerti del Comune di Catanzaro, e di tanto altro. Moderato da Nicola Fiorita, l’incontro sarà un dibattito fitto tra il giornalista Antonio Cantisani, il consigliere comunale Antonio Giglio e gli autori di senza targa, Paola Bottero e Alessandro Russo, per fare ancora, insieme, un viaggio nella Calabria della buonavita, quella che cerca ogni giorno di sopravvivere alla malavita, e trovare negli esempi di chi ha scelto da che parte stare gli spunti e la forza per non morire la seconda volta di ’ndrangheta. Perché si muore ogni giorno con l’indifferenza e la mancanza di scelte.

Gerace Libro Aperto

Ci saranno anche i “granelli” di SABBIAROSSA – come la casa editrice reggina ama chiamare i suoi libri, ispirandosi al raffinato pensiero di Norberto Bobbio – a Gerace Libro Aperto, la rassegna regionale di editoria organizzata dal Comune di Gerace, alla sua seconda edizione, che partirà sabato 27 aprile per concludersi mercoledì 1 maggio 2013 nella cornice del Chiostro del Complesso Monumentale San Francesco d’Assisi, con stand e incontri a tema organizzati dal Comune di Gerace con gli editori calabresi che hanno aderito all’iniziativa.

La rassegna organizzata nel suggestivo comune della Locride sarà l’occasione per fare il primo consuntivo di un anno e pochi mesi di attività editoriale, nonché per presentare, in anteprima calabrese, l’ultima novità, in distribuzione.

contro versa

Primo appujntamento con contro versa – genealogie impreviste di nate negli anni ’70 e dintorni –, collettanea al femminile, scritta da dieci autrici, che inaugura la collana GENEAOLOGIE, nata per declinare le tematiche sociali e culturali di genere. contro versa, viaggio in direzione ostinata e contraria, alla scoperta di possibili pratiche – le proprie – dell’esserci e dell’incidere sulla realtà, inizia proprio dalla Calabria, “contro”, con le tre narrazioni di “Pensarsi donne tra privato e pubblico”.

La giornalista Mara Rechichi coordinerà il dibattito di sabato 27 aprile, alle ore 19, con Doriana Righini (autrice della narrazione La figura rimane, che apre in punta di penna e subito arriva alla pancia, ripercorrendo i passi e insieme le durissime scelte di Lea Garofalo, raccontati e mediati dagli occhi della sorella Marisa e, sullo sfondo, da quelli della figlia Denise) e Giovanna Vingelli (autrice de La passione del capire. La trasmissione generazionale in Università, in cui si interroga su come tessere reti e connessioni tra diverse generazioni di donne, ma anche, come Penelope, su come disfarsi, al momento opportuno, dei ruoli assegnati). Le due autrici fanno parte, con Gisella Modica, Pina Nuzzo e Alessandra Pigliaru, del comitato scientifico della collana GENEAOLOGIE, di cui Doriana Righini è direttrice.

senza targa

Martedì 30 aprile, alle ore 17, sarà la volta di senza targa – per non morire la seconda volta di ‘ndrangheta –, viaggio nella Calabria della buonavita, quella che cerca ogni giorno di sopravvivere alla malavita. Un viaggio intenso e corale, raccontato da due voci fuori dal coro, per scelta.

Paola Bottero e Alessandro Russo, autori della fortunata edizione di senza targa, racconteranno, affiancati da Patrizia Prestia, una dei “dodici apostoli” che animano le pagine del libro.

Con Patrizia Prestia i ragazzi della Gurfata, splendida realtà che porta in tutta Italia, dalla Locride, la gioia e il prestigio dei ragazzi che hanno scelto da che parte stare, la Calabria che non viene raccontata: quella bella, solare, fuori dai grigi e dai neri della morsa della ’ndrangheta. Con ricette semplici e profondissime, quelle di Patrizia Prestia: «La sera fatevi sempre un esame di coscienza, ma soprattutto interrogatevi: quanto ho riso oggi? […] Non ci vuole molto per ridere, se hai la predisposizione giusta d’animo. Ci vuole solo la voglia».

L’appuntamento è a Gerace.
La storia dei granelli di SABBIAROSSA continua.

il porto senza Gioia

Di chi è il porto di Gioia Tauro? Aldo Libri, da sempre sindacalista e conoscitore della realtà della Piana e dell’hub, non ha dubbi: il porto è suo.

«Vi avverto tutti: non scherzate con il porto. Ve l’ho detto: quel porto è mio e non potete condannarlo a morte. E non potete condannare la Calabria alla cancellazione di qualsiasi speranza verso il futuro. Senza il porto, o con un porto fortemente ridimensionato, cosa diventerebbe quell’area? La risposta è semplice, perché è già data dai fatti». Così si legge verso la fine del suo diario di viaggio-sfogo che sabbiarossa ED ha deciso di pubblicare, seconda uscita della collana TRACCE, con il significativo titolo il porto senza Gioia, gioco di parole che racchiude l’amara storia dell’importante infrastruttura.

Il libro verrà “battezzato” mercoledì 13 febbraio nella sala conferenzedel Palazzo della Provincia (piazza Italia, Reggio Calabria), a partire dalle ore 17. L’incontro, organizzato dall’associazione Snap, sarà coordinato dal giornalista ed editore Alessandro Russo, che ripercorrerà le tappe fondamentali nella storia del porto con Giuseppe Lavorato, ex sindaco di Rosarno e con Salvatore Costantino, ex sindaco di Seminara, oltre che con, Eduardo Lamberti Castronuovo, assessore provinciale a cultura e legalità, e con l’autore.

Nelle 168 pagine appassionate della nuova uscita di sabbiarossa EDIZIONI è racchiuso un viaggio in un’area dalle alte potenzialità e dalle altissime contraddizioni, un viaggio senza sconti, con nomi e cognomi, fatti e ricordi. Proprio oggi, che il porto è ritornato, in campagna elettorale, una priorità di cui parlare in ogni occasione e da ogni area politica, rileggere la sua storia “dal di dentro” potrebbe aiutare a comprendere perché con le parole non si va da nessuna parte.

Il diario di Libri non è solo il diario di un sindacalista impegnato. È anche un j’accuse e al contempo una resa di fronte all’evidenza di un territorio in cui le speranze di sviluppo legate a uno dei porti più importanti del mondo s’infrangono contro il muro, a volte invalicabile, fatto di promesse mancate, ‘ndrangheta, malapolitica, clientele, ottusità e spreco delle risorse pubbliche. Dalla primavera dei sindaci antimafia all’arrivo dei grandi operatori mondiali del transhipmentil porto senza Gioia ripercorre anni formidabili e terribili, in cui figure straordinarie e personaggi meschini si sono confrontati su un campo dove le regole, spesso, sono state truccate per interesse o per miopia di chi avrebbe dovuto farle rispettare.

Alla luce della realtà raccontata nel libro assume un significato forte e inequivocabile anche la scelta, da parte dell’artista Caterina Luciano, art director e illustratrice di ogni cover di sabbiarossa, del diorama come tecnica di sintesi: cosa, meglio di un teatrino di cartone e segni, costruito con colori cupi, navi portacontainer sospese in un mare lucido e respingente, elmetti accatastati come immondizia o appesi, come quello in primo piano, “impiccato” a un “cavaliere”, avrebbe potuto rappresentare le troppe contraddizioni dell’hub “senza Gioia”?

il 2012 in pillole

Siamo nati a fine ottobre 2011, con due uscite: il romanzo bianco come la vaniglia per la collana STORIE e il diario di un’esperienza tra le mura dell’anima per la collana RIFLESSIONI. I granelli di SABBIAROSSA erano destinati a modificarsi: ecco in pillole il nostreo 2012.

Dopo i primi eventi di presentazione (a dicembre 2011 Reggio Calabria, Palazzo della Provincia, e Roma Palazzo della Provincia, a fine aprile 2012 a Torino, tenuti a battesimo da don Luigi Ciotti nel Teatro di San Secondo), siamo stati a Torino Lingotto (maggio) al XXV Salone Internazionale del Libro, dove abbiamo anticipato le uscite del 2012.

Da fine luglio è in distribuzione la seconda uscita della collana RIFLESSIONI, senza targa, viaggio nella Calabria della buonavita.
Il romanzo Esperanza, seconda uscita per la collana STORIE, è in distribuzione dall’inizio di settembre, mentre a fine novembre 2012 esordirà la collana TRACCE, con il Pogrom della Continassa, racconti di vita sui rom di Torino. A inizio novembre è uscito la voce del vento, inaugurando la collana FRAMMENTI. Per fine anno partirà anche la collana IMPRONTE.

L’estate 2012 è partita senza targa, in giro per la penisola: Viterbo, CaffeinaCultura (9/07), Reggio Calabria, TabulaRasa (24/07), Locri (Rc, 28/07), Torre Melissa (Kr, 23/08), Reggio Emilia (1/09), Reggio Calabria (10/09), “la ‘ndrangheta davanti all’altare” con Stop’ndrangheta, Sapri (Sa, 22/09).

Il 6 ottobre 2012 è stato tenuto a battesimo Esperanza, a Bracciano, con un programma molto curioso che si è snodato in tre tappe nel centro del comune romano. Le presentazioni proseguiranno nel Lazio, per poi spostarsi in alta Italia. Il 9 novembre è stao tenuto a battesimo, a Taranto, la voce del vento, che sarà in distribuzione nelle librerie a partire da metà novembre 2012.
Sono seguiti altri appuntamenti novembrini: il 13, nel Palazzo Nicotera di Lamezia Terme,  senza targa, organizzato dal Centro “RIFORME – DEMOCRAZIA – DIRITTI”, di Costantino Fittante, con il procuratore Giuseppe Borrelli, don Giacomo Panizza, Rocco Mangiardi, Marisa Garofalo, Mario Congiusta e gli autori, Paola Bottero e Alessandro Russo. Il 14 è stata la volta di Taormina: Babilonia, Centro di Cultura italiana, bianco come la vaniglia, con Paola Bottero. Il 23 Corigliano Calabro, Santuario S. Francesco da Paola, è stato presentato, nel 50° del patronato di S. Francesco, bianco come la vaniglia, con padre Antonio Bottino, don Ennio Stamile, Nicoletta Inzitari, Paola Bottero e don Ennio, modera Alessandro Russo, mentre a Torino, durante l’apericena organizzata da Vitanuova, Venera Siracusa e Caterina Luciano hanno presentato la voce del vento. Il 28, a Roma, la libreria Koob ha ospitato la prima presentazione capitolina di Esperanza, con Paolo Groppo. Novembre si è chiuso a Barcellona Pozzo di Gotto, il 30, con la presentazione de la voce del vento, con l’autrice Venera Siracusa, e il consuntivo del primo anno di sabbiarossa ED.

Dicembre è iniziato a Rizziconi, il 5, ricordando, 3 anni dopo il barbaro assassinio di Francesco da parte della ‘ndrangheta, con una serata sulla legalità, organizzata dalla fondazione Francesco Maria Inzitari, ed aperta con bianco come la vaniglia, il romanzo a lui dedicato da Paola Bottero. Poi è stata la volta della fiera più libri più liberi: dal 6 al 9 siamo stati al Palazzo dei Congressi di Roma, in Bibliolibreria, dove, proprio domenica 9, abbiamo parlato al pubblico dei nostri libri contro le mafie e le intolleranze, con un esame dei nostri titoli (in particolare Esperanza e senza targa) dopo il primo anno di vita. Il 14 dicembre senza targa è arrivato a  Fermo, all’interno della Settimana della Costituzione: Paola Bottero e Alessandro Russo, il cap. Pasquale Zacheo e don Vinicio della Comunità di Capo d’Arco, sono stati ospiti della Provincia di Fermo, del Tavolo della legalità e del Comune di Pedaso, in collaborazione con Alumni Bocconi Association Ascoli-Fermo-Macerata.
L’anno è terminato con Vicenza, dove il 20 è stato presentato Esperanza, con Paolo Groppo, e a Reggio Calabria, nella sede dell’Ass. SNaP, che ha ospitato l’anteprima de il porto senza Gioia di Aldo Libri, fresco di stampa.

In attese di nuove pillole per il prossimo anno, così si chiude il 2012 di SABBIAROSSA.

Pedaso senza targa, ma con la Carta costituzionale

Pedaso senza targa: potrebbe essere riassunto così il viaggio/presentazione del libro inchiesta scritto da Paola Bottero e Alessandro Russo.

Anche la Costituzione è “senza targa”: appunti di viaggio dalle Marche

di Paola Bottero

Ci sono territori illuminati. Come quello di Fermo e della sua provincia. Tutto pulito, cassonetti che sembrano usciti da una galleria d’arte, niente asfalto, strade lastricate di pietra, edifici con facciate pulite, balconi fioriti, vetrine perfette. Gente per strada che sorride camminando nel freddo. Chilometri di spiaggia, ordinata anche in pieno inverno.

Porto San Giorgio, Pedaso. E nell’interno, affacciata sul mare, Fermo.
Le amministrazioni locali, Comuni e Provincia, hanno organizzato la Settimana della Costituzione. Sette giorni di incontri che ruotano intorno alla Carta Costituzionale, al bisogno di parlare sempre, e ancora, di diritti, di legalità. Un viaggio nei diversi comuni, un evento per ciascuno dei borghi medievali che sono un fiore all’occhiello non solo delle Marche, ma di tutto il Belpaese. Il viaggio termina nella Chiesolina di Pedaso. È in cima a una collinetta, si vede la pianura sottostante, si percepisce il mare con l’olfatto, prima che con gli occhi.

La serata inizia alle 21. La costruzione medievale è stracolma. Facce pulite di ragazzi giovani, di adulti consapevoli di aver scelto un gran bel posto, per vivere. Difficile raccontare la Calabria in un luogo che sembra così lontano dai disagi della punta dello stivale. Ci hanno invitato (Alessandro Russo e me) per parlare di senza targa. Per raccontare la buonavita di Calabria. Per chiudere con il nostro libro, senza targa, il percorso all’interno della Costituzione.

Una serata intensa, con persone incredibili.
Come il capitano dei carabinieri, Pasquale Zacheo, che ha ancora addosso gli anni passati a Lamezia, il lavoro intorno a Why not, le difficoltà nelle indagini nonostante il sangue leccese che gli scorre nelle vene, e dovrebbe agevolare i contatti con altra “gente del Sud”.
Si mescolano ancora le carte, nelle Marche.
Il sindaco di Pedaso, Barbara Toce, è nata e cresciuta a Cuneo, poi si è trasferita nella terra di suo marito, ne è diventata primo cittadino. Intorno a lei ragazzi giovani, volti sorridenti: i suoi assessori. La loro è una missione in cui credono fermamente. Nella piazza centrale c’è un bellissimo albero di Natale, costruito con bottiglie di plastica, per dare un segnale forte di cosa significhi credere davvero nello sviluppo sostenibile.
Anche l’assessore provinciale alla Cultura, Peppino Buondonno, è giovane. Insegnante all’istituto statale d’arte di Fermo, crede che solo con la cultura si possano scardinare i processi di ingrigimento della società, creare gli antidoti giusti per evitare che arrivino anche nelle Marche le ramificazioni della malavita organizzata. Lucido e attento ad ogni cosa, ammonisce chi cerca di escludere la presenza della ‘ndrangheta in quel territorio, raccontando di incendi e intimidazioni a esercizi commerciali che sono veri e propri campanelli d’allarme, non vanno sottovalutati, devono essere compresi e isolati prima che si impossessino anche di quell’isola felice.
Daniela Martino, bocconiana di ferro, calabrese doc, da Milano sull’Adriatico come Barbara, avendo sposato un marchigiano, ha tenuto le redini della serata, che ha trovato la sintesi perfetta con la consegna finale della Costituzione a tutti i diciottenni presenti.

I volti e il coraggio dei nostri dodici apostoli si sono sovrapposti agli sguardi puliti e attenti di ciascuno dei presenti, ormai parti integranti del percorso di buonavita che stiamo portando in giro per l’Italia.

Sapri senza targa

il comunicato stampa del Comune di Sapri

“Senza targa” a Sapri: comune e assessorato alle pari opportunità presentano il viaggio nella buonavita di Calabria. Con Paola Bottero, Alessandro Russo, Carolina Girasole, Matilde Spadafora e Marisa Garofano.

Si può parlare di pari opportunità in territori dove il potere e la violenza della malavita sembrano escludere a priori ogni possibilità di buonavita? Si può stimolare la voglia di riscatto di una regione che balza agli onori della cronaca nazionale solo per fatti di ‘ndrangheta, criminalità organizzata così forte da essersi radicata un po’ ovunque, raccontando i buoni esempi, le buone vite di chi ha scelto da sempre da che parte stare?

Queste le domande di partenza della serata organizzata dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Sapri, sabato 22 settembre, all’Auditorium Carlo Pisacane, a partire dalle 18. Una serata senza targa, come il titolo del libro scritto da Paola Bottero e Alessandro Russo da cui prende spunto l’evento.

Gli autori hanno invertito la tendenza a raccontare la loro terra. Hanno focalizzato l’attenzione sulla “parte insana”, la ‘ndrangheta, scegliendo di raccontarne “la parte sana, la buonavita, l’unica attraverso cui la Calabria potrà salvarsi”.

Bottero e Russo spiegano: “Esiste una buonavita, in Calabria. Esistono persone che lottano quotidianamente, in silenzio, contro la malavita.
Lo fanno perché non saprebbero fare altrimenti. Lo fanno perché credono sia l’unica risposta possibile al dilagare di indifferenza che ha investito anche loro”
.

Le dodici storie in cui si snoda il “viaggio nella Calabria della buonavita” raccontano di donne e uomini che devono essere un esempio anche al di fuori dei confini regionali. Soprattutto quando a parlare sono le tre ospiti del Comune di Sapri, che sabato prossimo testimonieranno le proprie scelte coraggiose di buonavita.

i protagonisti della buonavita

Carolina Girasole, sindaco di Isola di Capo Rizzuto, Comune che abbraccia la quasi totalità della riserva marina più suggestiva del crotonese e dello Ionio, lotta ogni giorno per riaffermare la legalità in una cittadina che ne aveva dimenticato il significato. Una donna in trincea, una donna in prima linea che, proprio come il nostro Angelo Vassallo – compianto primo cittadino di Pollica, esempio costante per chiunque scelga la buona amministrazione -, si trova ogni giorno a dover combattere non solo contro l’illegalità organizzata, ma anche contro quella culturale, di cittadini che, inconsapevolmente, sono “malati di ‘ndrangheta”.

Marisa Garofalo è la sorella di Lea, donna che ha pagato con la vita, e con la più barbara delle morti, la propria scelta di denunciare il compagno e la sua organizzazione criminale, diventando testimone di giustizia.
Marisa è come Lea: una donna che non ha dubbi, sa da che parte stare. Sa che esistono solo due possibili scelte. Sa che lasciarsi assorbire dai grigi in cui si nasconde chi non sa fare scelte significa permettere alla ‘ndrangheta di continuare a decidere per loro. Marisa Garofalo ha un obiettivo: ottenere giustizia. Per Lea, per Denise, che ha seguito le scelte della madre ed è a sua volta testimone di giustizia, per tutti coloro che hanno scelto la buonavita.

Matilde Spadafora è la mamma di Roberta Lanzino, la studentessa diciannovenne che 24 anni fa, mentre raggiungeva in motorino la casa al mare, è stata violentata e uccisa da assassini ancora senza nome, almeno giudizialmente. Il processo si è riaperto all’inizio dell’anno, grazie alle rivelazioni di un pentito, che ha atteso tutto questo tempo prima di rivelare “l’infamia”.
In attesa di giustizia Matilde e Franco hanno costituito la Fondazione in memoria della figlia. Per la Fondazione che aiuta le donne vittime di violenza e di stalking hanno costruito “la casa di Roberta” a Cosenza.

‘ndrangheta e altari

la presa diretta della serata

[youtube=http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=28vbI7s6G54]

il video mandato in diretta da MNews

il lancio dell’evento

Amava ripetere don Italo Calabrò: “nel coraggio dei suoi pastori la gente ritrova il suo coraggio”. Partendo da questa verità, la prima conversazione pubblica sull’argomento, organizzata da Stop’ndrangheta e sabbiarossa ED. Con i 3 sacerdoti di “senza targa”, don Demasi, don Panizza, don Stamile, e il procuratore Creazzo
«I mafiosi si ritengono uomini e, addirittura, “uomini d’onore”: se c’è qualcuno che invece non è uomo è il mafioso, e se c’è qualcuno che non ha onore è il mafioso, i mafiosi non sono uomini e i mafiosi non hanno onore; questo dobbiamo dirlo tranquillamente con tutta la comprensione e la pietà». Questo uno dei passaggi fondamentali dell’omelia con cui don Italo Calabrò rispose, nel suo consueto modo diretto e duro, al rapimento dell’undicenne Vincenzo Diano. Era il 27 luglio 1984. Oggi queste parole risuonano ancora più attuali, continuando a porre domande e a esigere risposte.

“La ’ndrangheta davanti all’altare” è il titolo provocatorio individuato da Stop’ndrangheta e sabbiarossa EDIZIONI per la serata di dialogo e confronto che si terrà al Pepy’s Beach, sulla Marina bassa di Reggio Calabria, lunedì prossimo, 10 settembre, alle ore 21.

Partendo dalla frase che amava ripetere don Italo, “nel coraggio dei suoi pastori la gente ritrova il suo coraggio”, tramite il dossier di Stop’ndrangheta, che sarà illustrato da Francesca Chirico, Alessio Magro e Cristina Riso, la storia si intreccerà con il presente, attraverso i tre sacerdoti protagonisti di senza targa, il viaggio nella Calabria della buonavita raccontato da Paola Bottero e Alessandro Russo, sabbiarossa ED.

Una conversazione a più voci con don Pino Demasi, referente Libera Piana di Gioia Tauro, don Giacomo Panizza, fondatore di Progetto Sud a Lamezia, don Ennio Stamile, parroco di S. Benedetto a Cetraro, e Giuseppe Creazzo, Procuratore della Repubblica di Palmi, per continuare a farsi domande e non smettere di cercare risposte, insieme.

Ha un senso particolare la scelta di organizzare la serata durante le festività in onore della Madonna della Consolazione di Reggio Calabria: focalizzare al meglio l’attenzione sui bianchi e sui neri di un territorio in cui la Chiesa ha un ruolo fondamentale, che è quello di aiutare la società civile e le istituzioni a diradare, fino a cancellare, i grigi che si stanno appropriando di ogni spazio lasciato libero dai non detti. Non importa se si è laici o praticanti: oggi, più ancora che un tempo, è necessario chiamare le cose con il loro nome, liberare le parole dalle paure e dai silenzi per aiutare tutti coloro che, a vario titolo, operano in prima linea per restituire la Calabria ai calabresi. Quelli della buonavita.

Reggio Emilia senza targa

La Calabria della buonavita nella rossa Reggio Emilia

Alla Festa nazionale del Pd la presentazione di “senza targa”: il calore dei volontari e della gente venuta a sentire parlare di chi quotidianamente combatte la ‘ndrangheta e lotta per il riscatto della propria terra. Per noi la scoperta di un popolo che ha mantenuto intatto il senso della solidarietà e di antichi valori quanto mai attuali

di Alessandro Russo per scirocconews.it

Da Reggio Calabria a Reggio Emilia, una sorta di “Basilicata coast to coast” dove al posto della Basilicata ci sono i ricordi di vent’anni fa, quando nella rossa terra dei tortellini e della solidarietà ritrovavo la realtà rivelata dai miei sogni politici. Ricordi che fanno capolino quando, un mese e mezzo fa, subito dopo l’uscita di senza targa, Paola Bottero e io siamo contattati dagli organizzatori della Festa nazionale del Pd, cioè la Festa dell’Unità con un nuovo marchio. Vogliono che andiamo a parlare del nostro libro, dei dodici apostoli della buonavita calabrese che si oppongono alla malavita. A differenza di altre richieste rispondiamo subito di sì, senza pensarci più di tanto: c’è la curiosità e un pizzico di nostalgia per l’atmosfera festaiola tipo pane salsiccia e bella ciao.
L’appuntamento è per sabato 1 settembre, nella sala i “Cento passi”, ore 21 e 30. Dall’albergo viene a prenderci in auto un giovane volontario: l’area della festa, il “campovolo”, è lontana circa tre chilometri. Nei vari ingressi altri volontari, altri “compagni”, giovani e anziani, reggono l’organizzazione in modo perfetto. Appena dentro ritrovo l’atmosfera, l’allegria e la passione di tanti anni fa. È moderna, la festa. Ma è anche antica. I ristoranti sfornano tortelli sublimi, il servizio dei “compagni” volontari è impeccabile.

Raffaele Leone, che si occupa di noi e degli altri due ospiti della serata, il vicepresidente della Commissione antimafia Luigi De Sena e il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, ci spiega che il suo circolo del Pd, il secondo di Reggio Emilia, ha mobilitato 150 volontari per far funzionare uno dei nove ristoranti della festa (oltre a decine di punti ristori). I volontari, in tutto, sono migliaia. Commentiamo che ci sono intere aree d’Italia in cui il Pd non riesce a mobilitare 150 persone per assistere a un dibattito politico, altro che servire ai tavoli e lavare i piatti. Qui il Pd è com’era il Pci una volta, come se un miracolo avesse preservato almeno in parte quel grande partito e la sua organizzazione.
Ma qui è stata preservata anche l’essenza di quel grande partito, e ce ne rendiamo conto quando inizia la serata dedicata a “senza targa”. I “compagni” vogliono sapere, la gente seduta vuole ascoltare, anche fuori dalla sala si forma un capannello. Ci spiegano che di ‘ndrangheta, di brillanti operazioni, di piovre che inquinano il mare con il loro inchiostro malato, d’infiltrazioni, di holding del crimine, di picciotti di sgarro e santisti, di narcotraffico e pezzi di economia incancrenita ne hanno sentito parlare e ne parlano in continuazione. Sanno cosa fa la magistratura, cosa fanno le forze dell’ordine: vogliono sapere cosa fa la gente calabrese. E noi proviamo a spiegarglielo.

Il senatore De Sena racconta di imprenditori che resistono e che lo Stato non deve lasciare soli, racconta di quel ragazzino che, alla domanda “cosa vorresti per il tuo paese”, rispose: “vorrei che andasse via la caserma dei carabinieri”. E Paola racconta che proprio per entrare nella testa di quel ragazzino che è stato scritto “senza targa”. Perché la battaglia sul fronte culturale in Calabria è agli antipodi. Perché chi vuole comunicare un messaggio di legalità non si preoccupa di ascoltare il territorio, e allora quel messaggio non lascia seme, inaridisce subito. Perché ci concentriamo sull’inchiostro e non vediamo il mare che è in grado di disperdere quell’inchiostro. “Nel coraggio dei suoi pastori la gente ritrova il suo coraggio”, diceva un grande sacerdote reggino. Pastori giusti, pastori che la gente sappia riconoscere. Mario Congiusta, Liliana Carbone, Patrizia Prestia, Mary Monteleone, Matilde Spadafora Lanzino, don Pino Demasi, don Giacomo Panizza, don Ennio Stamile, Gaetano Pisano, Romano De Grazia, Mamma Africa, Carolina Girasole: pastori che “senza targa” ha voluto raccontare.
E, come nel caso di Carolina Girasole, hanno avuto la possibilità di raccontarsi a Reggio Emilia. Il sindaco ha parlato della sfida e della solitudine di chi, in Calabria, fa del rispetto delle regole la misura della propria azione amministrativa. Rispetto delle regole che diventa uguaglianza dei cittadini, giustizia, possibilità di sviluppo. Rispetto delle regole che diventa anche una sfida alla cosca che impera su quel territorio: restituire alla collettività i beni e i terreni confiscati al clan Arena, è uno dei punti di non ritorno del mandato da sindaco di Carolina Girasole.

Un deputato emiliano, Maino Marchi, spiega come la politica (da quelle parti, certo) si stia attrezzando per evitare che le infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’economia emiliana diventino ancor più pericolose, ora che in ballo c’è la ricostruzione post-terremoto. Alla fine del dibattito si avvicinano tante persone, c’è chi vuole una dedica nel libro e c’è chi vuole continuare a parlare dei calabresi della buonavita. E, soprattutto, ci sono tanti di quei “compagni” dell’altra Reggio, chi cuoco, chi idraulico, chi elettricista, chi avvocato, chi docente universitario, che ci chiedono di venire in Calabria, a sostenere la buonavita, magari organizzando una festa, una manifestazione, magari facendo del volontariato dove serve. “Sindachessa, l’aiutiamo noi a cambiare Isola Capo Rizzuto”, dice uno con i baffoni che serve al carrello dei dolci, mostrandoci “senza targa” stretto in una mano: “qui ci sentiamo tutti calabresi”. Magari si sentissero davvero calabresi tutti quelli che in Calabria ci vivono, penso per un attimo.

Torre Melissa senza targa

Torre Melissa, il canto di libertà dei calabresi “senza targa”

Nella terra dei martiri della libertà e del mare incontaminato le emozioni di una serata speciale con Carolina Girasole, Romano De Grazia, Mario Congiusta, Marisa Garofalo e il prefetto di Crotone Vincenzo Panico. Tantissima gente per incontrare alcuni degli apostoli della buonavita di Calabria

di Alessandro Russo per scirocconews.it

Torre Melissa, nel Crotonese, è un borgo che racconta ogni giorno del suo mare con la bandiera blu, che è il mare calabrese di una volta. Racconta della sua gente, che è la gente calabrese di una volta, della sua storia, che è intrisa delle lotte contadine e dei suoi martiri, della ricerca di pane e libertà, di dignità e uguaglianza. Torre Melissa è “senza targa”, non ha bisogno di autodefinirsi per esistere: è Calabria vera, è cuore vero, è gente vera, come Gino Murgi, un sindaco che è l’incarnazione di quella “P” maiuscola che si pretende dalla politica, come Tiziana Selvaggi, che opera nel mondo dell’informazione e della cultura con passione civile e determinazione. Gino e Tiziana hanno voluto che “senza targa”, il libro scritto da Paola Bottero e da me, fosse presentato nella cornice della torre aragonese che sovrasta il borgo e la costa, con alcuni dei suoi “dodici apostoli”. E così, sotto le stelle e sotto la torre, Paola e io ci ritroviamo con un pezzo della buonavita calabrese che abbiamo raccontato: Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto che sottrae pezzi di territorio alle cosche con una politica mirata sui beni confiscati; Romano De Grazia, giudice, padre della “legge Lazzati” che vieta la propaganda elettorale ai mafiosi; Mario Congiusta, papà di Gianluca ucciso dalla ’ndrangheta e punto di riferimento delle lotte per la legalità; Marisa Garofalo, sorella di Lea Garofalo, giovane coraggiosa alla quale i meccanismi disumani dell’uomo hanno tolto la vita e i meccanismi disumani dell’informazione hanno tolto il nome, classificandola come la “donna sciolta nell’acido”.

Tra i relatori, e questa è la prima sorpresa, troviamo il prefetto di Crotone, Vincenzo Panico. Il prefetto è in sé “sorprendente”: è la prima volta che vedo un massimo rappresentante dello Stato sul territorio parlare a quattr’occhi e senza problemi con i comuni cittadini. Li sa ascoltare. Ho subito l’impressione che Panico sia tra i pochi ad abbattere le barriere tra l’istituzione e la gente, a essere un punto di riferimento vero, in carne e ossa, non dietro le carte bollate. “Sento che è importante essere qui questa sera”, spiega semplicemente quando gli si fa notare che non è usuale che un prefetto partecipi da protagonista alla presentazione di un libro.

La seconda sorpresa è la gente, tanta, tantissima. Centinaia. I posti a sedere a un certo punto non bastano. Le prime uscite di “senza targa” sono state fortunatissime, ma a Torre Melissa ci avevano avvertito: da queste parti le presentazioni di libri, anche quelli di scrittori famosi, non coinvolgono più di quaranta persone. E invece la regola viene infranta: come è successo in altri luoghi, Viterbo, Reggio, Locri, tantissime persone hanno colto il messaggio. Il libro non promuove se stesso, promuove la buonavita di Calabria, questi eroi del giorno dopo giorno, spesso con un’immensa ferita dentro, che ci restituiscono un po’ di coraggio e un po’ di speranza.

Seduto davanti a tanta gente, ascolto Gino che racconta la voglia di non voltarsi dall’altra parte di un paese che è considerato quasi un’oasi in una Calabria violenta. Ascolto Tiziana, che con leggerezza e profondità dirige le voci del dibattito. Ascolto Carolina Girasole, che ha scelto la via scomoda della legalità senza deroghe come punto di non ritorno dal quale può nascere il cambiamento. Ascolto Marisa Garofalo, che con una semplicità che arriva dentro l’anima racconta di Lea, della sua vita che l’acido non è riuscito a sciogliere. Ascolto Romano De Grazia, che cattura la platea con la sua cultura che diventa popolo attraverso l’ironia, i suoi aneddoti, il suo dolore e la sua voglia bambina di cambiare il mondo. Ascolto Mario Congiusta, la sua rabbia verso la politica che non dà risposte e la testardaggine di chi non si arrenderà mai. Ascolto Paola, la sua voglia di raccontare il mare e non solo l’inchiostro spruzzato dalla piovra, il suo dichiararsi colpevole per Lea, per Gianluca, per non aver fatto tutto quello che avrebbe potuto fare per cambiare il proprio tempo. Ascolto il prefetto Panico e penso che, sì, lo Stato può davvero, quando vuole, scorrere nelle vene del proprio territorio e dei cittadini che lui rappresenta.

Ascolto Torre Melissa, gli interventi dei suoi cittadini. Ascolto il canto che viene dalla torre aragonese, alle nostre spalle. È un canto di contadini, di libertà, di rabbia. È il canto di quei martiri che nel 1949 furono uccisi perché pretendevano un futuro migliore nella propria terra. È un canto “senza targa” che, sessantatré anni dopo, è il canto di Mario, Marisa, Carolina, Romano e di tutti gli altri protagonisti della buonavita calabrese. Può diventare il canto di tutti noi.

La buonavita a Tabularasa

A Reggio Calabria in scena la buonavita
Il contest estivo ha ospitato la nuova uscita di sabbiarossa ED

di Josephine Condemi per strill.it

“Una sera, sulla spiaggia a pensare, vedo un animaletto vicino a me…subito penso ad uno  scherzo, poi mi accorgo che queste ombre sono tante,  e capisco che sto assistendo ad una schiusa di tartarughe marine… mi avevano spiegato che per trovare la strada verso il mare seguono la luna, ma con le luci della strada qualcuna aveva già perso l’orientamento… ho messo i piedi nell’acqua e ho puntato la torcia che avevo con me su di loro. Sapevo che forse, dopo 20 anni, qualcuna di quelle tartarughe sarebbe tornata a deporre le uova su quella spiaggia in cui era nata. Insomma, ho capito che dovevo  fare la luna bugiarda…” : così Patrizia Prestia ha fondato nella Locride “la Gurfata, un gruppo di artisti di strada che dal 1997 cerca di reinserire minori coinvolti in attività criminose, tanti ragazzi verso la libertà del verbo potere: posso rimanere qui senza compromessi, posso vivere, posso testimoniare…” Così come testimonia Prestia nella serata di Tabularasa dedicata alla Calabria della buonavita, quella che, ha sottolineato Paola Bottero, “è fatta di persone che raccontano storie quotidiane senza clamori, senza targhe”…  E “Senza targa” è il titolo del libro di Bottero e Alessandro Russo presentato a Tabularasa: “non c’è bisogno di etichette, di dire ‘qui la ‘ndrangheta non entra’ per impegnarsi” ha evidenziato Russo “Come non è vero che non esistono i lati negativi: se dobbiamo raccontare questa terra, raccontiamola a tutto tondo”.  Dei dodici apostoli raccontati nel volume ( Don Giacomo Panizza, Norina Ventre-mamma Africa, Carolina Girasole tra gli altri) anche Mario Congiusta, padre di Gianluca, assassinato a Siderno nel 2005: “io non ho nulla di bello da raccontare, la mia giornata si apre con l’angoscia… cerco di denunciare le cose che non vanno affinché ciò che è successo a mio figlio non succeda più a nessuno… Non sono un apostolo, un eroe, ho fatto solo il mio dovere di padre. Non pretendo di avere la verità in tasca, ma quando ho sentito il giudice Morosini da questo palco affermare che il 41 bis è disumano, mi chiedo: è più disumano il 41 bis o uccidere? Io sono disposto a meditare, ma venga Morosini il 21 marzo, giornata della memoria, a riflettere con almeno 700 familiari di vittime, insieme a chi lo ha subito il torto, cioè famiglie intere… chi commette reato lo mette in conto il 41bis, io non ho mai messo in conto di diventare padre di una vittima di mafia! gli unici condannati a fine pena mai siamo noi familiari!” Alla veemenza e alla tristezza di Congiusta fa da contraltare lo stile di vita di Prestia, che ha deciso di “ridere almeno 15 min al giorno: Pier Paolo Pasolini diceva che chi è derubato e piange ha perso qualcosa, chi è derubato e ride ha rubato qualcosa al ladro”… complementari, perché entrambi insofferenti nel sentire i soliti appelli ai giovani: “finiamola con questa cosa che sono i giovani a dover cambiare le cose!” ha sottolineato Congiusta “La nostra è una generazione di falliti perché quello che ha ricevuto di positivo lo ha consegnato in negativo. Io stesso ho cominciato a gridare quando hanno ammazzato mio figlio… prima, non ci si costituiva parte civile… Se noi, quelli della nostra generazione, riusciremo a rendere questa regione uguale alle altre, e i ragazzi vorranno rimanere, che lo facciano, ma che nessuno cerchi di costringerli caricandoli delle nostre responsabilità! ” Prestia fa eco: “noi siamo il presente, dobbiamo dire ai ragazzi che gli adulti sono qua! Io non penso che siamo in grado di cambiare le cose, ma di fare in modo che le cose non cambino noi, facendo con gioia quello che ci fa stare bene, sì”. E aggiunge: “in 20 anni di attività, ho conosciuto tantissimi ragazzi. Chi se n’è andato, chi è rimasto, chi ha continuato a fare il delinquente… ma tanti sono adulti diversi, che hanno capito il confine tra lecito e illecito, un confine che spesso qui non si riesce a vedere…”  Come non si riesce a vedere la buonavita: “i lati negativi, la ‘ndrangheta, sono come un polpo che sprizza inchiostro, così sembra che il mare sia tutto nero” ha concluso Paola Bottero  “Ma non è così. E noi siamo innamorati del mare…” Naturalmente (e culturalmente) frontiera.