Lo Juventus Stadium di Torino sarà presto aperto al pubblico, per permettere, al di fuori delle partite, di visitarne spazi, museo e architettura. Sabato 19 novembre 2011 ha ospitato un evento insolito per la location: la prima presentazione nazionale del romanzo bianco come la vaniglia, SABBIAROSSA 2011, che la giornalista e scrittrice Paola Bottero ha dedicato a Francesco Maria Inzitari.
A lui, juventino nel cuore, sono dedicate anche alcune stelle del nuovo stadio bianconero. A lui è stato dedicato il pomeriggio di sabato, organizzato dalla Fondazione che in suo onore e in sua memoria porta, dentro e fuori la Calabria, un messaggio forte contro la violenza, l’arroganza mafiosa e la subcultura criminale.
Dopo un giro nello stadio, la presentazione si è aperta con il filmato e le parole dette pochi giorni fa, in occasione della venuta della Nazionale di calcio a Rizziconi (Rc), da don Luigi Ciotti su Ciccio: “un ragazzo che amava lo sport, lo sport pulito. Un ragazzo dal cuore bianconero”.
L’incontro, moderato dal giornalista Alessandro Russo, è partito con l’intervento di Nicoletta Inzitari, sorella di Ciccio e presidente della Fondazione Francesco Maria Inzitari. Toccante nella parte in cui ha ricordato la voglia che il fratello aveva di vedere ultimato lo stadio torinese, in costruzione quando, due anni fa, è stato strappato alla vita.
Un intervento anche molto duro, nella condanna di tutte le mafie, pur con un messaggio finale di speranza: «Come diceva Giovanni Falcone la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine».
Caterina Luciano, artista piemontese cui la casa editrice ha affidato la realizzazione delle copertine, ha spiegato: «gli occhi straordinari di Francesco sanno di vita e di voglia di scoprire tante cose. Ho volutamente scelto uno sguardo abbassato: non ho voluto riportare quegli occhi nella copertina perché ciascuno dovrà riuscire a trovarli, come li ho trovati io. Ce ne sono tanti qui, stasera».
«Tutte queste iniziative antimafia lasciano qualcosa? hanno un senso?» ha chiesto Alessandro Russo a Don Pino Demasi. «Solo se lasciano un segno dal quale ripartire: la venuta della Nazionale di calcio a Rizziconi servirà a qualcosa se lascerà un segno sul territorio, se i bambini di Rizziconi andranno a giocare in quel campo, se l’esempio dello sport pulito inciderà sui cittadini. Don Ciotti ha voluto portare un fiore nella tomba di Francesco proprio per questo: per lasciare un segno, perché gli altri sappiano».
Infine, Paola Bottero ha ricordato che «Francesco era un ragazzo normale, ma anche un giovane di talento. Era corretto, era onesto, aveva tanta voglia di fare, era già un piccolo grande imprenditore. E per questo era un eroe. Un eroe normale, di quelli di cui la Calabria ha bisogno. Era un eroe perché voleva costruire il proprio futuro qui, perché non voleva scappare. Perché pensava che tentando di migliorare il proprio destino poteva migliorare la propria terra. Con questo romanzo ho voluto restituire umanità, ho voluto andare oltre quello che è stato etichettato solo come un fatto di cronaca. Ho voluto raccontare Francesco. Restituire umanità alle vicende, togliendole dalla stretta cronaca in cui le congeliamo come giornalisti, serve a restituire la memoria di persone straordinarie a chi non ha avuto la fortuna di conoscerle, ma serve anche a svegliare le nostre coscienze, troppo assuefatte a pensare che la violenza della ‘ndrangheta non ci appartenga ».
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