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Archivio dell'autore SABBIAROSSA

scomparsa | J.C. Oates

il muro dei sentimenti

Tira fuori il tuo cuore quando scrivi: questo il primo dei 10 consigli di scrittura di Joyce Carol Oates. E di cuore ne ha messo tanto nelle 460 e rotte pagine di Scomparsa (Mondadori, 2016), rendendolo, al di là di alcuni voluti stop narrativi, godibilissimo.

Quell’altare a Gerace dove la ‘ndrangheta non passerà

Il racconto di ciò che è successo alla presentazione di Gerace del libro la ‘ndrangheta davanti all’altare

di Paola Bottero per Libera Informazione

«In ciascuno di noi c’è un piccolo mafioso». In questa frase del Procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, è racchiusa la sintesi dell’intenso pomeriggio di ieri a Gerace.

La chiesa di San Francesco, con il suo altare in marmi policromi, è una delle ricchezze della nostra Calabria. Non era possibile pensare a una location migliore per parlare di ’ndrangheta davanti all’altare. Marisa Larosa, giovane e ottima mattatrice dell’evento organizzato dalla sua associazione, ACTST (Associazione Cultura e Tradizione per lo Sviluppo del Territorio), ha fatto le cose in grande, per presentare il nostro libro inchiesta. Ha coinvolto il Comune di Gerace, del quale il sindaco Varacalli ha portato i saluti, e un cittadino eccellente. Nicola Gratteri, appunto. Altro relatore d’eccezione don Giacomo Panizza, capace di accarezzare con il suo dire morbido un tema così complicato e scomodo. Due stacchi importanti, con il rapping&playing book di Mad Simon e Enzo dè Liguoro. Tre di noi: Cristina Riso e Alessandro Russo, oltre me. Con Romina Arena e Francesca Chirico autori di la ‘ndrangheta davanti all’altare. L’evento è andato in diretta su radio Touring104, il cui conduttore Tonino Massara ha affiancato la moderatrice. Marisa Larosa, appunto.

Oggi, il giorno dopo, sono tantissime le emozioni che vorrei fermare per sempre. Non voglio ripercorrere tutto quello che è stato detto, con forza: ci sono le prese dirette, integrali, per chi non è riuscito a raggiungere uno dei borghi più belli d’Italia. Ma ci sono alcuni passaggi fissati in modo indelebile. Come la riflessione in chiusura di Gratteri, appunto. Che ha saputo semplificare ottimamente le radici del nostro male. Non conosce grigi, Gratteri. Non gli piace decolorare i neri della criminalità organizzata: per lui o si è mafiosi o non lo si è. E anche se si è professionisti della cosiddetta società civile, anche se si è medici, avvocati, politici, imprenditori – e perché no, magistrati –, quando non si agisce con coerenza, quando ci si lascia avvicinare dai neri, non ci si limita a sporcare i bianchi, in varie tonalità di grigi: ci si lascia catturare in toto dai neri. Quella frase del piccolo mafioso in ognuno di noi è la sintesi perfetta della sua convinzione. Perché è facile, troppo facile, ascoltare il lato oscuro e lasciarsi sopraffare. Basta una chiamata al compare. Basta una raccomandazione. Basta voltarsi per un attimo, abbassare la guardia, scegliere la via più facile. Basta perdere di vista la coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa. Non le manda a dire, Gratteri. Chiede a chi continua a confondere, nel vasto mondo dell’informazione, le persone che si danno sul territorio a favore della legalità con quelle che hanno fatto dell’antimafia una professione, di fare i nomi e i cognomi. Di dire chiaramente, con coerenza, ciò che invece rimane sospeso tra i non detti.

Due ore e mezza di riflessioni. Due ore e mezza di approfondimenti, in cui i tanti esempi positivi, da Denise Cosco a Mario Congiusta, passando per don Pino Puglisi, ammazzato dalla mafia proprio vent’anni fa, si mescolano ai troppi esempi negativi, di cui tanto abbiamo parlato nel nostro libro. E ieri. Due ore e mezza in cui ciascuno dei tantissimi presenti ha seguito ogni attimo, ogni parola.

Strapiena, la chiesa di San Francesco. Tante, tantissime persone in piedi: le sedie, sistemate in gran numero, erano davvero troppo poche. C’era anche, accanto al tavolo dei relatori, un posto occupato. Una sedia vuota. Un simbolo forte che il movimento reggino Snoq ha portato là. Per ricordare le donne che non ci sono più. Le troppe vittime di femminicidio.

Al centro la deformazione di cui parlava don Italo Calabrò. La deformazione sulla parola uomo. La deformazione sulla parola onore. E il ribaltamento di tanti, troppi concetti che dovrebbero essere alla base di qualunque società che sia degna di chiamarsi civile.

Mi piacerebbe che chi continua a condannare, con le parole, questa barbarie, chi sprona, con le parole, a combattere tutti insieme, perché solo uniti possiamo vincere la ’ndrangheta, chi cerca nella mancata promozione del territorio e nella latitanza dello Stato il capro espiatorio di questa deriva morale e sociale in cui siamo sprofondati, lavorasse intensamente per eliminare il vero, unico problema. Quello che sta alla base di tutti gli altri: la mancata promozione dei valori reali. Perché oggi è facilissimo trovare chi dal proprio pulpito, dentro e fuori dalle Chiese, ha la ricetta giusta. Quella da regalare al proprio popolo. Costano poco, pochissimo, le parole. Ma è sempre più difficile trovare chi sa, a quelle parole facili, accostare la coerenza nei fatti e nei comportamenti. È sempre più difficile individuare le luci. Quelle che contrastano in modo netto con le ombre dell’opera originale realizzata da Caterina Luciano per la cover del libro, protagonista assoluta per la capacità di sintesi, in acrilici su tela, del concetto di Gratteri: non ci sono grigi. Ci sono bianchi. Ci sono neri. Ci sono luci, ci sono ombre. Non c’è posto per le penombre.

Mi piacerebbe, dicevo. Mi piacerebbe che la Chiesa, quella Chiesa che sa resistere, che sa far diventare contagioso il coraggio dei propri pastori che vivono e operano nella luce, infondendolo sul popolo, desse un segnale forte. A proposito di femminicidio me ne viene in mente uno, facile facile. Lo strumento esiste già. È un caposaldo del diritto canonico: l’annullamento del matrimonio alla Sacra Rota. Sarebbe bello se venisse previsto un accesso facilitato per le donne che ancora non sono vittime di femminicidio, ma sono candidate a entrare nell’elenco che non finisce mai. Donne che, spesso inconsapevolmente, si sono sposate davanti a Dio e davanti alla ’ndrangheta. E se trovano il coraggio, per la propria libertà, di affrontare la legge che le vuole morte se non seguono le regole della mafia, a volte si fermano perché temono qualcosa di ben più forte. Perché hanno preso un impegno davanti a Dio, e a quello si sentono vincolate. Mi piacerebbe, da laica e da donna, in questa religione che si evolve, che cambia in continuazione, come ben ci ha spiegato ieri don Giacomo, come ci sta dimostrando quotidianamente Papa Francesco, che venisse previsto un istituto canonico capace di dare alle donne che per fede non trovano la forza di allontanarsi dai loro carnefici la certezza di essere nel giusto.

Perché se è giusto che ciascun pastore cerchi e aiuti le pecorelle smarrite, se è giusto che faccia tutto il possibile per riportarle all’ovile, è indispensabile saper distinguere le pecore dai lupi. E non trattare i lupi come pecorelle da immettere nell’ovile. Sono lupi, anche se ben travestiti. Aprirebbero sempre e comunque i cancelli al branco.

cronache del dopo Torino

Dalla partecipazione di SABBIAROSSA dal XXVI Salone del Libro di Torino (2013) alle prossime presentazioni: “contro versa” e “il Pogrom della Continassa”

Gerace Libro Aperto

Ci saranno anche i “granelli” di SABBIAROSSA – come la casa editrice reggina ama chiamare i suoi libri, ispirandosi al raffinato pensiero di Norberto Bobbio – a Gerace Libro Aperto, la rassegna regionale di editoria organizzata dal Comune di Gerace, alla sua seconda edizione, che partirà sabato 27 aprile per concludersi mercoledì 1 maggio 2013 nella cornice del Chiostro del Complesso Monumentale San Francesco d’Assisi, con stand e incontri a tema organizzati dal Comune di Gerace con gli editori calabresi che hanno aderito all’iniziativa.

La rassegna organizzata nel suggestivo comune della Locride sarà l’occasione per fare il primo consuntivo di un anno e pochi mesi di attività editoriale, nonché per presentare, in anteprima calabrese, l’ultima novità, in distribuzione.

contro versa

Primo appujntamento con contro versa – genealogie impreviste di nate negli anni ’70 e dintorni –, collettanea al femminile, scritta da dieci autrici, che inaugura la collana GENEAOLOGIE, nata per declinare le tematiche sociali e culturali di genere. contro versa, viaggio in direzione ostinata e contraria, alla scoperta di possibili pratiche – le proprie – dell’esserci e dell’incidere sulla realtà, inizia proprio dalla Calabria, “contro”, con le tre narrazioni di “Pensarsi donne tra privato e pubblico”.

La giornalista Mara Rechichi coordinerà il dibattito di sabato 27 aprile, alle ore 19, con Doriana Righini (autrice della narrazione La figura rimane, che apre in punta di penna e subito arriva alla pancia, ripercorrendo i passi e insieme le durissime scelte di Lea Garofalo, raccontati e mediati dagli occhi della sorella Marisa e, sullo sfondo, da quelli della figlia Denise) e Giovanna Vingelli (autrice de La passione del capire. La trasmissione generazionale in Università, in cui si interroga su come tessere reti e connessioni tra diverse generazioni di donne, ma anche, come Penelope, su come disfarsi, al momento opportuno, dei ruoli assegnati). Le due autrici fanno parte, con Gisella Modica, Pina Nuzzo e Alessandra Pigliaru, del comitato scientifico della collana GENEAOLOGIE, di cui Doriana Righini è direttrice.

senza targa

Martedì 30 aprile, alle ore 17, sarà la volta di senza targa – per non morire la seconda volta di ‘ndrangheta –, viaggio nella Calabria della buonavita, quella che cerca ogni giorno di sopravvivere alla malavita. Un viaggio intenso e corale, raccontato da due voci fuori dal coro, per scelta.

Paola Bottero e Alessandro Russo, autori della fortunata edizione di senza targa, racconteranno, affiancati da Patrizia Prestia, una dei “dodici apostoli” che animano le pagine del libro.

Con Patrizia Prestia i ragazzi della Gurfata, splendida realtà che porta in tutta Italia, dalla Locride, la gioia e il prestigio dei ragazzi che hanno scelto da che parte stare, la Calabria che non viene raccontata: quella bella, solare, fuori dai grigi e dai neri della morsa della ’ndrangheta. Con ricette semplici e profondissime, quelle di Patrizia Prestia: «La sera fatevi sempre un esame di coscienza, ma soprattutto interrogatevi: quanto ho riso oggi? […] Non ci vuole molto per ridere, se hai la predisposizione giusta d’animo. Ci vuole solo la voglia».

L’appuntamento è a Gerace.
La storia dei granelli di SABBIAROSSA continua.

il Pogrom a Torino

È passato poco più di un anno da quando, a fine 2011, la bugia di una ragazza, che aveva raccontato di essere stata violentata da due Rom, è diventata la scusa per trasformare la Continassa di Torino in un vero e proprio Pogrom.

il 2012 in pillole

Siamo nati a fine ottobre 2011, con due uscite: il romanzo bianco come la vaniglia per la collana STORIE e il diario di un’esperienza tra le mura dell’anima per la collana RIFLESSIONI. I granelli di SABBIAROSSA erano destinati a modificarsi: ecco in pillole il nostreo 2012.

Dopo i primi eventi di presentazione (a dicembre 2011 Reggio Calabria, Palazzo della Provincia, e Roma Palazzo della Provincia, a fine aprile 2012 a Torino, tenuti a battesimo da don Luigi Ciotti nel Teatro di San Secondo), siamo stati a Torino Lingotto (maggio) al XXV Salone Internazionale del Libro, dove abbiamo anticipato le uscite del 2012.

Da fine luglio è in distribuzione la seconda uscita della collana RIFLESSIONI, senza targa, viaggio nella Calabria della buonavita.
Il romanzo Esperanza, seconda uscita per la collana STORIE, è in distribuzione dall’inizio di settembre, mentre a fine novembre 2012 esordirà la collana TRACCE, con il Pogrom della Continassa, racconti di vita sui rom di Torino. A inizio novembre è uscito la voce del vento, inaugurando la collana FRAMMENTI. Per fine anno partirà anche la collana IMPRONTE.

L’estate 2012 è partita senza targa, in giro per la penisola: Viterbo, CaffeinaCultura (9/07), Reggio Calabria, TabulaRasa (24/07), Locri (Rc, 28/07), Torre Melissa (Kr, 23/08), Reggio Emilia (1/09), Reggio Calabria (10/09), “la ‘ndrangheta davanti all’altare” con Stop’ndrangheta, Sapri (Sa, 22/09).

Il 6 ottobre 2012 è stato tenuto a battesimo Esperanza, a Bracciano, con un programma molto curioso che si è snodato in tre tappe nel centro del comune romano. Le presentazioni proseguiranno nel Lazio, per poi spostarsi in alta Italia. Il 9 novembre è stao tenuto a battesimo, a Taranto, la voce del vento, che sarà in distribuzione nelle librerie a partire da metà novembre 2012.
Sono seguiti altri appuntamenti novembrini: il 13, nel Palazzo Nicotera di Lamezia Terme,  senza targa, organizzato dal Centro “RIFORME – DEMOCRAZIA – DIRITTI”, di Costantino Fittante, con il procuratore Giuseppe Borrelli, don Giacomo Panizza, Rocco Mangiardi, Marisa Garofalo, Mario Congiusta e gli autori, Paola Bottero e Alessandro Russo. Il 14 è stata la volta di Taormina: Babilonia, Centro di Cultura italiana, bianco come la vaniglia, con Paola Bottero. Il 23 Corigliano Calabro, Santuario S. Francesco da Paola, è stato presentato, nel 50° del patronato di S. Francesco, bianco come la vaniglia, con padre Antonio Bottino, don Ennio Stamile, Nicoletta Inzitari, Paola Bottero e don Ennio, modera Alessandro Russo, mentre a Torino, durante l’apericena organizzata da Vitanuova, Venera Siracusa e Caterina Luciano hanno presentato la voce del vento. Il 28, a Roma, la libreria Koob ha ospitato la prima presentazione capitolina di Esperanza, con Paolo Groppo. Novembre si è chiuso a Barcellona Pozzo di Gotto, il 30, con la presentazione de la voce del vento, con l’autrice Venera Siracusa, e il consuntivo del primo anno di sabbiarossa ED.

Dicembre è iniziato a Rizziconi, il 5, ricordando, 3 anni dopo il barbaro assassinio di Francesco da parte della ‘ndrangheta, con una serata sulla legalità, organizzata dalla fondazione Francesco Maria Inzitari, ed aperta con bianco come la vaniglia, il romanzo a lui dedicato da Paola Bottero. Poi è stata la volta della fiera più libri più liberi: dal 6 al 9 siamo stati al Palazzo dei Congressi di Roma, in Bibliolibreria, dove, proprio domenica 9, abbiamo parlato al pubblico dei nostri libri contro le mafie e le intolleranze, con un esame dei nostri titoli (in particolare Esperanza e senza targa) dopo il primo anno di vita. Il 14 dicembre senza targa è arrivato a  Fermo, all’interno della Settimana della Costituzione: Paola Bottero e Alessandro Russo, il cap. Pasquale Zacheo e don Vinicio della Comunità di Capo d’Arco, sono stati ospiti della Provincia di Fermo, del Tavolo della legalità e del Comune di Pedaso, in collaborazione con Alumni Bocconi Association Ascoli-Fermo-Macerata.
L’anno è terminato con Vicenza, dove il 20 è stato presentato Esperanza, con Paolo Groppo, e a Reggio Calabria, nella sede dell’Ass. SNaP, che ha ospitato l’anteprima de il porto senza Gioia di Aldo Libri, fresco di stampa.

In attese di nuove pillole per il prossimo anno, così si chiude il 2012 di SABBIAROSSA.

Pedaso senza targa, ma con la Carta costituzionale

Pedaso senza targa: potrebbe essere riassunto così il viaggio/presentazione del libro inchiesta scritto da Paola Bottero e Alessandro Russo.

Anche la Costituzione è “senza targa”: appunti di viaggio dalle Marche

di Paola Bottero

Ci sono territori illuminati. Come quello di Fermo e della sua provincia. Tutto pulito, cassonetti che sembrano usciti da una galleria d’arte, niente asfalto, strade lastricate di pietra, edifici con facciate pulite, balconi fioriti, vetrine perfette. Gente per strada che sorride camminando nel freddo. Chilometri di spiaggia, ordinata anche in pieno inverno.

Porto San Giorgio, Pedaso. E nell’interno, affacciata sul mare, Fermo.
Le amministrazioni locali, Comuni e Provincia, hanno organizzato la Settimana della Costituzione. Sette giorni di incontri che ruotano intorno alla Carta Costituzionale, al bisogno di parlare sempre, e ancora, di diritti, di legalità. Un viaggio nei diversi comuni, un evento per ciascuno dei borghi medievali che sono un fiore all’occhiello non solo delle Marche, ma di tutto il Belpaese. Il viaggio termina nella Chiesolina di Pedaso. È in cima a una collinetta, si vede la pianura sottostante, si percepisce il mare con l’olfatto, prima che con gli occhi.

La serata inizia alle 21. La costruzione medievale è stracolma. Facce pulite di ragazzi giovani, di adulti consapevoli di aver scelto un gran bel posto, per vivere. Difficile raccontare la Calabria in un luogo che sembra così lontano dai disagi della punta dello stivale. Ci hanno invitato (Alessandro Russo e me) per parlare di senza targa. Per raccontare la buonavita di Calabria. Per chiudere con il nostro libro, senza targa, il percorso all’interno della Costituzione.

Una serata intensa, con persone incredibili.
Come il capitano dei carabinieri, Pasquale Zacheo, che ha ancora addosso gli anni passati a Lamezia, il lavoro intorno a Why not, le difficoltà nelle indagini nonostante il sangue leccese che gli scorre nelle vene, e dovrebbe agevolare i contatti con altra “gente del Sud”.
Si mescolano ancora le carte, nelle Marche.
Il sindaco di Pedaso, Barbara Toce, è nata e cresciuta a Cuneo, poi si è trasferita nella terra di suo marito, ne è diventata primo cittadino. Intorno a lei ragazzi giovani, volti sorridenti: i suoi assessori. La loro è una missione in cui credono fermamente. Nella piazza centrale c’è un bellissimo albero di Natale, costruito con bottiglie di plastica, per dare un segnale forte di cosa significhi credere davvero nello sviluppo sostenibile.
Anche l’assessore provinciale alla Cultura, Peppino Buondonno, è giovane. Insegnante all’istituto statale d’arte di Fermo, crede che solo con la cultura si possano scardinare i processi di ingrigimento della società, creare gli antidoti giusti per evitare che arrivino anche nelle Marche le ramificazioni della malavita organizzata. Lucido e attento ad ogni cosa, ammonisce chi cerca di escludere la presenza della ‘ndrangheta in quel territorio, raccontando di incendi e intimidazioni a esercizi commerciali che sono veri e propri campanelli d’allarme, non vanno sottovalutati, devono essere compresi e isolati prima che si impossessino anche di quell’isola felice.
Daniela Martino, bocconiana di ferro, calabrese doc, da Milano sull’Adriatico come Barbara, avendo sposato un marchigiano, ha tenuto le redini della serata, che ha trovato la sintesi perfetta con la consegna finale della Costituzione a tutti i diciottenni presenti.

I volti e il coraggio dei nostri dodici apostoli si sono sovrapposti agli sguardi puliti e attenti di ciascuno dei presenti, ormai parti integranti del percorso di buonavita che stiamo portando in giro per l’Italia.

Sapri senza targa

il comunicato stampa del Comune di Sapri

“Senza targa” a Sapri: comune e assessorato alle pari opportunità presentano il viaggio nella buonavita di Calabria. Con Paola Bottero, Alessandro Russo, Carolina Girasole, Matilde Spadafora e Marisa Garofano.

Si può parlare di pari opportunità in territori dove il potere e la violenza della malavita sembrano escludere a priori ogni possibilità di buonavita? Si può stimolare la voglia di riscatto di una regione che balza agli onori della cronaca nazionale solo per fatti di ‘ndrangheta, criminalità organizzata così forte da essersi radicata un po’ ovunque, raccontando i buoni esempi, le buone vite di chi ha scelto da sempre da che parte stare?

Queste le domande di partenza della serata organizzata dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Sapri, sabato 22 settembre, all’Auditorium Carlo Pisacane, a partire dalle 18. Una serata senza targa, come il titolo del libro scritto da Paola Bottero e Alessandro Russo da cui prende spunto l’evento.

Gli autori hanno invertito la tendenza a raccontare la loro terra. Hanno focalizzato l’attenzione sulla “parte insana”, la ‘ndrangheta, scegliendo di raccontarne “la parte sana, la buonavita, l’unica attraverso cui la Calabria potrà salvarsi”.

Bottero e Russo spiegano: “Esiste una buonavita, in Calabria. Esistono persone che lottano quotidianamente, in silenzio, contro la malavita.
Lo fanno perché non saprebbero fare altrimenti. Lo fanno perché credono sia l’unica risposta possibile al dilagare di indifferenza che ha investito anche loro”
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Le dodici storie in cui si snoda il “viaggio nella Calabria della buonavita” raccontano di donne e uomini che devono essere un esempio anche al di fuori dei confini regionali. Soprattutto quando a parlare sono le tre ospiti del Comune di Sapri, che sabato prossimo testimonieranno le proprie scelte coraggiose di buonavita.

i protagonisti della buonavita

Carolina Girasole, sindaco di Isola di Capo Rizzuto, Comune che abbraccia la quasi totalità della riserva marina più suggestiva del crotonese e dello Ionio, lotta ogni giorno per riaffermare la legalità in una cittadina che ne aveva dimenticato il significato. Una donna in trincea, una donna in prima linea che, proprio come il nostro Angelo Vassallo – compianto primo cittadino di Pollica, esempio costante per chiunque scelga la buona amministrazione -, si trova ogni giorno a dover combattere non solo contro l’illegalità organizzata, ma anche contro quella culturale, di cittadini che, inconsapevolmente, sono “malati di ‘ndrangheta”.

Marisa Garofalo è la sorella di Lea, donna che ha pagato con la vita, e con la più barbara delle morti, la propria scelta di denunciare il compagno e la sua organizzazione criminale, diventando testimone di giustizia.
Marisa è come Lea: una donna che non ha dubbi, sa da che parte stare. Sa che esistono solo due possibili scelte. Sa che lasciarsi assorbire dai grigi in cui si nasconde chi non sa fare scelte significa permettere alla ‘ndrangheta di continuare a decidere per loro. Marisa Garofalo ha un obiettivo: ottenere giustizia. Per Lea, per Denise, che ha seguito le scelte della madre ed è a sua volta testimone di giustizia, per tutti coloro che hanno scelto la buonavita.

Matilde Spadafora è la mamma di Roberta Lanzino, la studentessa diciannovenne che 24 anni fa, mentre raggiungeva in motorino la casa al mare, è stata violentata e uccisa da assassini ancora senza nome, almeno giudizialmente. Il processo si è riaperto all’inizio dell’anno, grazie alle rivelazioni di un pentito, che ha atteso tutto questo tempo prima di rivelare “l’infamia”.
In attesa di giustizia Matilde e Franco hanno costituito la Fondazione in memoria della figlia. Per la Fondazione che aiuta le donne vittime di violenza e di stalking hanno costruito “la casa di Roberta” a Cosenza.

Reggio Emilia senza targa

La Calabria della buonavita nella rossa Reggio Emilia

Alla Festa nazionale del Pd la presentazione di “senza targa”: il calore dei volontari e della gente venuta a sentire parlare di chi quotidianamente combatte la ‘ndrangheta e lotta per il riscatto della propria terra. Per noi la scoperta di un popolo che ha mantenuto intatto il senso della solidarietà e di antichi valori quanto mai attuali

di Alessandro Russo per scirocconews.it

Da Reggio Calabria a Reggio Emilia, una sorta di “Basilicata coast to coast” dove al posto della Basilicata ci sono i ricordi di vent’anni fa, quando nella rossa terra dei tortellini e della solidarietà ritrovavo la realtà rivelata dai miei sogni politici. Ricordi che fanno capolino quando, un mese e mezzo fa, subito dopo l’uscita di senza targa, Paola Bottero e io siamo contattati dagli organizzatori della Festa nazionale del Pd, cioè la Festa dell’Unità con un nuovo marchio. Vogliono che andiamo a parlare del nostro libro, dei dodici apostoli della buonavita calabrese che si oppongono alla malavita. A differenza di altre richieste rispondiamo subito di sì, senza pensarci più di tanto: c’è la curiosità e un pizzico di nostalgia per l’atmosfera festaiola tipo pane salsiccia e bella ciao.
L’appuntamento è per sabato 1 settembre, nella sala i “Cento passi”, ore 21 e 30. Dall’albergo viene a prenderci in auto un giovane volontario: l’area della festa, il “campovolo”, è lontana circa tre chilometri. Nei vari ingressi altri volontari, altri “compagni”, giovani e anziani, reggono l’organizzazione in modo perfetto. Appena dentro ritrovo l’atmosfera, l’allegria e la passione di tanti anni fa. È moderna, la festa. Ma è anche antica. I ristoranti sfornano tortelli sublimi, il servizio dei “compagni” volontari è impeccabile.

Raffaele Leone, che si occupa di noi e degli altri due ospiti della serata, il vicepresidente della Commissione antimafia Luigi De Sena e il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, ci spiega che il suo circolo del Pd, il secondo di Reggio Emilia, ha mobilitato 150 volontari per far funzionare uno dei nove ristoranti della festa (oltre a decine di punti ristori). I volontari, in tutto, sono migliaia. Commentiamo che ci sono intere aree d’Italia in cui il Pd non riesce a mobilitare 150 persone per assistere a un dibattito politico, altro che servire ai tavoli e lavare i piatti. Qui il Pd è com’era il Pci una volta, come se un miracolo avesse preservato almeno in parte quel grande partito e la sua organizzazione.
Ma qui è stata preservata anche l’essenza di quel grande partito, e ce ne rendiamo conto quando inizia la serata dedicata a “senza targa”. I “compagni” vogliono sapere, la gente seduta vuole ascoltare, anche fuori dalla sala si forma un capannello. Ci spiegano che di ‘ndrangheta, di brillanti operazioni, di piovre che inquinano il mare con il loro inchiostro malato, d’infiltrazioni, di holding del crimine, di picciotti di sgarro e santisti, di narcotraffico e pezzi di economia incancrenita ne hanno sentito parlare e ne parlano in continuazione. Sanno cosa fa la magistratura, cosa fanno le forze dell’ordine: vogliono sapere cosa fa la gente calabrese. E noi proviamo a spiegarglielo.

Il senatore De Sena racconta di imprenditori che resistono e che lo Stato non deve lasciare soli, racconta di quel ragazzino che, alla domanda “cosa vorresti per il tuo paese”, rispose: “vorrei che andasse via la caserma dei carabinieri”. E Paola racconta che proprio per entrare nella testa di quel ragazzino che è stato scritto “senza targa”. Perché la battaglia sul fronte culturale in Calabria è agli antipodi. Perché chi vuole comunicare un messaggio di legalità non si preoccupa di ascoltare il territorio, e allora quel messaggio non lascia seme, inaridisce subito. Perché ci concentriamo sull’inchiostro e non vediamo il mare che è in grado di disperdere quell’inchiostro. “Nel coraggio dei suoi pastori la gente ritrova il suo coraggio”, diceva un grande sacerdote reggino. Pastori giusti, pastori che la gente sappia riconoscere. Mario Congiusta, Liliana Carbone, Patrizia Prestia, Mary Monteleone, Matilde Spadafora Lanzino, don Pino Demasi, don Giacomo Panizza, don Ennio Stamile, Gaetano Pisano, Romano De Grazia, Mamma Africa, Carolina Girasole: pastori che “senza targa” ha voluto raccontare.
E, come nel caso di Carolina Girasole, hanno avuto la possibilità di raccontarsi a Reggio Emilia. Il sindaco ha parlato della sfida e della solitudine di chi, in Calabria, fa del rispetto delle regole la misura della propria azione amministrativa. Rispetto delle regole che diventa uguaglianza dei cittadini, giustizia, possibilità di sviluppo. Rispetto delle regole che diventa anche una sfida alla cosca che impera su quel territorio: restituire alla collettività i beni e i terreni confiscati al clan Arena, è uno dei punti di non ritorno del mandato da sindaco di Carolina Girasole.

Un deputato emiliano, Maino Marchi, spiega come la politica (da quelle parti, certo) si stia attrezzando per evitare che le infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’economia emiliana diventino ancor più pericolose, ora che in ballo c’è la ricostruzione post-terremoto. Alla fine del dibattito si avvicinano tante persone, c’è chi vuole una dedica nel libro e c’è chi vuole continuare a parlare dei calabresi della buonavita. E, soprattutto, ci sono tanti di quei “compagni” dell’altra Reggio, chi cuoco, chi idraulico, chi elettricista, chi avvocato, chi docente universitario, che ci chiedono di venire in Calabria, a sostenere la buonavita, magari organizzando una festa, una manifestazione, magari facendo del volontariato dove serve. “Sindachessa, l’aiutiamo noi a cambiare Isola Capo Rizzuto”, dice uno con i baffoni che serve al carrello dei dolci, mostrandoci “senza targa” stretto in una mano: “qui ci sentiamo tutti calabresi”. Magari si sentissero davvero calabresi tutti quelli che in Calabria ci vivono, penso per un attimo.

Salone del Libro di Torino

Tra i 1.200 espositori che animeranno il XXV Salone Internazionale del Libro di Torino, che si terrà a Lingotto Fiere dal 10 al 14 maggio 2012, ci sarà anche sabbiarossa ED.

Le due prime uscite della giovanissima casa editrice, nata a Reggio Calabria nell’autunno dello scorso anno, fanno sperare in un ottimo 2012, che si apre proprio al Salone del Libro.
Il romanzo bianco come la vaniglia, storia di vita di un ragazzo diciottenne ucciso dalla ’ndrangheta scritto da Paola Bottero, è stato “adottato” da numerosi istituti scolastici, che stanno organizzando incontri con gli studenti per partire dalla storia di Francesco e cercare di trovare risposte all’impegno personale contro ogni forma di mafia. Il diario dell’esperienza Sicomoro nel carcere di Opera tra le mura dell’anima, scritto da Marcella Reni e Carlo Paris, è andato in ristampa ad aprile: le cinquemila copie della prima edizione, di ottobre 2011, sono state esaurite in tempi brevissimi.

A Torino racconteremo ciò che abbiamo fatto e ciò che continueremo a fare, per lasciare tracce sempre più forti.

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